A PROPOSITO DI UN PIANETA ISOLATO NEL NOSTRO TEMA NATALE
Diario Astrologico, Il Sentiero di Anna.
Fin da quando ero piccola, da che ne ricordi, venivo “rimbeccata” nel dialogo con gli adulti. Venivo definita una di quella bambine a cui si devono “tirare fuori le parole di bocca” e molto spesso finiva che da me si estrapolava qualcosa, ma poco e male. Più venivo esortata a parlare e più mi chiudevo, ma subito dopo mi sentivo in difetto, e passavo il resto del tempo a cercare di giustificarmi, esprimendomi ancora peggio e sentendomi più inadeguata di prima.
Dubitavo di me e della mia capacità di portare fuori pensieri, parole e concetti, e più traballavo, più venivo assalita dagli altri che a loro volta si offendevano e risentivano della mia scarsa loquacità. Loro – i grandi – erano in imbarazzo per i miei silenzi che non sapevano gestire, perché li esponevano al dubbio che li stessi rifiutando. Nel non coinvolgerli nei miei pensieri e nelle mie scarse parole, hanno finito così per ritenermi altera, problematica, scontrosa, taciturna, chiusa e poco affettuosa. Mio padre mi chiamava “l’algida inglese”, e per anni ho pensato fosse davvero così, scordandomi di una solarità che invece esisteva, sotto la coltre della mia timidezza.
Con i miei coetanei infatti ero totalmente diversa, piccoli gruppetti ristretti di amici del cuore, con cui ero comunicativa, brillante, simpatica, trascinatrice e pure ironica, ma questo non bastava a restituirmi l’approvazione che mi mancava dal mondo adulto.
Il mio Mercurio in Toro giace isolato, nel senso che non forma nessun aspetto/relazione con altri pianeti (anche se nessun pianeta è mai veramente isolato del tutto perché possono esserci aspetti considerati minori). Il mio Mercurio posizionato proprio sull’Asse del Discendente, dunque mio Pianeta Dominante governa la mia Casa VIII e per tanto tempo è stato silente e dubbioso, lento (come spesso si legge in pessime descrizioni del Mercurio in Toro come ottuso). Un Mercurio che in effetti non solo non sapeva portare fuori la sua voce, perché è un Mercurio di Terra fatto di sensi e di corpo che percepisce e “tocca con mano”, ma addirittura finì per sentirsi davvero tagliato fuori dal mondo. Ho sofferto per tutta l’infanzia di otiti, orecchioni, perdite di voce, tonsilliti (con operazione) faringiti ecc., tutti disturbi che ora ricollego in maniera formidabile a quella sofferenza silenziosa e alla mia gola bloccata. Ricordo anche la mia emozione e la voglia di cantare la prima volta al coro dell’Oratorio delle Chiesa, intorno ai 10 anni, timida ma desiderosa, volevo cantare al mondo la mia gioia. Scoprii allora, davanti a più di 30 bambini sbigottiti, e le care suore che mi derisero pubblicamente, di essere completamente stonata.
Io la mia voce proprio non la sentivo. Non sapevo modulare i timbri e le sfumature, o urlavo o bisbigliavo. Eppure amavo la musica da morire, così tanto da avere la pelle d’oca e sentirla come una vera presenza, ma proprio come nella Sirenetta quando lei incredula si tocca la gola dopo che la regina dei mari le ha portato via la voce, io mi sentii a lungo così: muta a osservare il mondo.
Se Mercurio è il paladino della comunicazione, colui che ci rende curiosi e versatili, il luogo del tema natale dove siamo più giovani, nel mio caso situato nella Casa dell’altro da sé – Discendente, Casa VII – e per di più isolato (senza che formi aspetti con altri pianeti), rimase a lungo un territorio inesplorato e una dote appartenente ad altri piuttosto che a me. Erano per me solo gli altri portatori di brillante comunicazione, leggerezza, versatilità e curiosità, io sostavo arroccata nell’ascolto dei segreti altrui, meditativa e silenziosa, senza mai poter dire i miei, nel mio ostico Ascendente Scorpione osservavo il mondo come un luogo minaccioso da cui difendersi. Un luogo in cui tutti riuscivano a parlarsi, e io non trovavo nessun interlocutore che avesse la briga di porgere l’orecchio.
Un pianeta isolato per lungo tempo giace separato dal resto della personalità, come dovesse trovare un contatto per farsi udire e mettersi in rapporto all’interno dei molteplici lati del nostro carattere.
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Un pianeta isolato, è una parte del nostro Io – Identità, che dovrà essere reso cosciente e fatto funzionare di nuovo rivitalizzando le sue potenzialità sopite. Come se dovessimo oliare un meccanismo a lungo rimasto fermo in cantina.
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E in effetti così è stato, e il caro tempo di lenta gestazione ha fatto da garante in questo processo d’integrazione. Io che non sapevo nemmeno di avere una voce, anche nel senso proprio di “poter avere voce in capitolo” all’interno del sistema di relazioni in cui ero immersa, ho cercato il mio linguaggio per tutta la vita e quando ho incontrato l’Astrologia, è stato amore a prima vista. Il linguaggio simbolico conosce vie di penetrazione che non sono quelle della parola che definisce e circoscrive, ma il simbolo ci dà la possibilità di viaggiare su terreni più vasti che muovono collegamenti immaginali. Io ragionavo per immagini, era l’unica cosa che sapevo fare. Immaginare per simboli, disegnare, scrivere, era già la mia via preferenziale solitaria fin da bambina per portare fuori emozioni altrimenti bloccate, che ha traghettato il mio Mercurio fuori dall’isolamento in cui si trovava. La mia Venere in Gemelli – in Casa VIII – ha sfogato in moltitudini di diari segreti le sue parole inespresse per anni e anni, prima di approdare alla volta del cielo a restituirmene il senso profondo nella lingua a me più consona.
Tutt’ora in certi momenti accade di nuovo, di sentirmi come la piccola incompresa o quella che non sa spiegarsi sufficientemente bene, nonostante io abbia imparato un po’ meglio a usare quel Mercurio e metterlo in contatto con altre parti di me facendolo risuonare insieme agli altri nel mondo e per il mondo. Ancora mi stupisco di una timidezza che poi per paradosso diventa invece teatralità e centralità. Con la mia famiglia d’origine, molti schemi sono rimasti pressoché simili, li osservo con sguardo differente, anche se ancora non mancano di scalfirmi quando mi attaccano ed esigono spiegazioni che tutt’ora non sono in grado di dare.
Un giorno un mio caro amico psicoanalista nel descrivere il carattere tipicamente “Introverso” usò questa parole: “Un atteggiamento verso il mondo esterno giocato eternamente in difesa“, e mi colpirono molto perché è esattamente così che mi sono sempre sentita e da adulta ancora in certe situazioni. Poi le concomitanze dei nostri legami di partenza non sono mai casuali; io così strettamente riservata e con difficoltà a mettere in piazza i miei pensieri, circondata da familiari e parenti “caciaroni”. Tutti i più estroversi degli estroversi, vagamente superficiali, dinamici, individualisti e orientati invece a manifestare tutto – fin troppo – di sé in una modalità assai poco premurosa e riservata.
Ogni contenuto interiore veniva scalfito fuori con un urgenza necessaria. Vitale. Estrema. Nulla si poteva trattenere e conservare su un piano più intimo.
Ogni mio segreto era estrapolato con la tenacia del curioso a cui seguiva però poi la dinamica del controllo e la ritorsione, e un attimo dopo il mio segreto veniva messo in pubblica piazza e usato, criticato, setacciato. Quello che per me era sacro intimo e confidenziale, veniva reso patrimonio collettivo alla maniera delle famiglie allargate del Padrino e io mi sentivo costantemente esposta e tradita. Il mio bel Saturno in Cancro in Casa VIII che fa aspetto a gran parte dei pianeti del mio tema, è passato da tante rivisitazioni del mio passato famigliare, e il doloroso passaggio a una vera autonomia emotiva, per lungo tempo dovuta proteggere, preservare e accudire.
Per i miei famigliari da parte paterna (mia eredità Saturniana), quella modalità, che io definisco invasiva e controllante, è stata l’unica che avevano a disposizione, di nemmeno troppo vaga derivazione fascista – per tenere unita la sacra famiglia. Provenienti da un clan patriarcale da vero capo di famiglia del Sud, hanno subito disgregazioni, perdite economiche e strutturali avvenute nell’ultima guerra, e si sono dovuti ricreare sicurezze, lavoro stabile, beni e affetti, con la paura sottostante di perdere sempre tutto. (non a caso io ho ereditato l’Asse Toro Scorpione da portare a risoluzione e l’Asse Casa II – VIII che sottolinea con l’evidenziatore il tema delle risorse stabili da costruire). Famiglia che proprio per questo collante forzato e non autentico, si disgregò nuovamente, perché in casa giunse un’Uraniana – mia madre – che mandò in pezzi ogni progetto di corazza di pseudo solidità patriarcale dogmatica Saturniana.
In questi ultimi giorni – nei miei corsi e ricorsi storici – che lavorano sotto le ombre del passato facendo riemergere ogni volta dei nodi – ho avuto un altro episodio proveniente dalla mia famiglia d’origine, in cui mi è stato forzatamente chiesto qualcosa, e mi sono ritrovata a giustificarmi, sentirmi in colpa e subire quello che io chiamo, l’antico modello inquisitorio e tirannico di forzare le cose. La modalità Marziana (da Marte) – d’altronde padre e madre Ariete – nell’insistere, anche a volte con un sano e ingenuo entusiasmo per carità, ha prodotto solo la mia sensazione di invasione e conseguente mia resa e impotenza. Il mio Marte per estremo contrario è infatti in Pesci e prima di riuscire a dirottarlo in forma di lotte più elevate – come le lotte per gli altri che mi vengono benissimo – si è avvitato sul sacrificio, l’inerzia, il dubbio, e una confusa mollezza interiore, scambiata da tutti per pigrizia.
Ho potuto in un attimo rivedere tutta la mia vita e gli sforzi vani nel bloccare questa loro attitudine prevaricante e invadente, ma poi mi sono fermata e sono riuscita a mettere quel distacco che da piccola non potevo fare; se non riesco nemmeno io a mutare la mia natura profonda decisamente riservata e introspettiva, con tratti definiti per la maggior parte delle volte come “pesanti tristi e drammatici”, come posso pretendere un mutamento da loro?? Arrivano da un passato molto più lontano, sono di almeno una generazione più avanti della mia, e in tutta la loro vita hanno formato il loro carattere come una reazione di modalità totalmente opposta a me. Vorrà dire qualcosa o no? Ho potuto riconoscere in loro una specie di Estroversione esagerata, quasi una caricatura clownesca di cui io, occhio silenzioso Scorpionico e Mercuriale indagatore, scoprivo tutte le falle, innervosendoli. Ero messa lì quasi appositamente a ricordargli di contattare la loro più segreta e nascosta di debolezza e vulnerabilità, le loro emozioni taciute raccontate dalla loro incongruenza per me assolutamente visibile, tra interiorità e ciò che invece mostravano al mondo fuori. Nelle loro risate vedevo la tristezza che non volevano ammettere a loro stessi. Quale interessante miscela tra olio e acqua… e quanto è stata dura per entrambi in questo karma incontrarci. La mia pesantezza indagatrice per loro era fastidiosa, la loro rimozione della loro autenticità, per me era inaccettabile menzogna.
Ho imparato allora forse a far tacere il mio pianeta isolato – Mercurio- percepiva il vero, ma non poteva essere udito da nessuno se non da me. Non era pronto per poter esprimere qualcosa che andava ancora a lungo protetto all’interno di me stessa.
Il nostro pianeta isolato va lentamente ricondotto al contatto con le altre parti di noi che se ne sono scordate per lungo tempo.
Così quel mio ascoltate – sentire – pensare – ha taciuto percezioni e pensieri di genitori e familiari intorno a me che scappavano continuamente da loro stessi, e io che invece cercavo me stessa in loro, scrutando i loro errori per trovarvi uno spazio di accoglienza e vicinanza emotiva, non potevo che trovare rifiuto.
Io credo che ognuno di noi reagisca al dolore in maniera differente, il dolore è il medesimo, ma il comportamento si dirama in polarità caratteriali estreme ed opposte, a seconda della natura energetica di ognuno. Quell’ottimismo estroverso che tante volte da piccola mi ha ferito, ha dentro al suo opposto una paura immensa e terrore se dovesse fermarsi un attimo su di sé ad ascoltarsi davvero. Crollerebbe senza più punti di riferimento.
Ancora una volta io mi sono fatta ferire e ho ferito con le mie risposte evitanti e taciturne, e questi sono i conflitti di noi umani che ancora nel dualismo ci dibattiamo e ci facciamo male con un nonnulla pur amandoci tantissimo. Ma è solo il nostro “carattere” che reagisce; l’Anima infinita e senza forma dentro sa, che l’amore è oltre tutto questo. E allora basta aspettare un attimo … respirare e sentire, per contattarlo e andare oltre le forme che esprimiamo, racchiuse in quelle che sono le distorsioni estreme della nostra Identità, così ben raccontata dalle linee dissonanti del nostro Tema Natale, ma pronte a essere trasformate e rese visibili non appena se ne può prendere maggior coscienza.
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5 risposte
il finale è da premio Anna, quando scrivi un cazzo di libro. Altro che Podcast di quelle idiote che sparano luoghi comuni. tu hai davvero qualcosa da dire!
Che maniere brusche
Cara Anna Elisa, come sei trasparente e coraggiosa nel parlare dei pianeti e di te stessa.
Un mercurio isolato e´una bimba isolata, che guarda osserva pondera e fantastica.
Percepisco con fortezza il tuo disagio e l´ incapacita´/ difficolta´a fare un salto.
E devo dire, si puo´molto soffrire anche per non “dover”esprimere, quando devi stare zitta.
Mi hai detto: i cicli si evolvono e non si e´come una volta” e tu non sei come una volta.
Cari saluti
Grazie per le tue analisi, sono molto profonde !
Soprattutto mi fai pensare a quanto amore c’è negli ” strani ” atteggiamenti dei bambini !!
Io sto finalmente vicina a fare emergere il mio pianeta isolato, :è vero, è la ricerca di tutta una vita !
E soprattutto sapere che serve a noi, non solo agli altri !
grande Anna Elisa, ora parli e ti esprimi egregiamente e scaldi l’anima di molte persone, a me per prima. Grazie