Per correttezza alla Casa Editrice, pubblico solo un piccolo estratto del mio contributo al libro collettivo “L’Analisi Filosofica, Avventure del senso e ricerca mito-biografica” (Mimesis 2019), a cura di Chiara Mirabelli e Paolo Bartolini, primo libro collettivo sull’analisi biografica a orientamento filosofico.
Con scritti di A.E. Albanese, A. Arrighi, P. Bartolini, A. Bella, S. Calabrese, I. Carlot, A. De Pasquale, C. Di Quinzio, S. Fresko, P. Melli, D. Melloni, C. Mirabelli, M. Montanari, L. Sacerdote.
Esplorando mondi immaginari alla ricerca di se stessi
di Anna Elisa Albanese
“L’astrologia è un linguaggio se capisci questo linguaggio il cielo ti parla”
Dane Rudhyar
Quando ero piccola, uno dei miei più grandi desideri era quello di creare una lingua segreta: una forma di linguaggio accessibile solo a me e ai pochi prescelti, i privilegiati che avrebbero avuto accesso a qualcosa di unico e misterioso come la mia interiorità. Appartengo, e da piccola in maniera ancora più “estrema”, a quella che C.G.Jung definisce la tipologia psicologica di carattere Introverso, con funzioni dominanti Sensazione e Sentimento. Legata principalmente ai ritmi del mio sentire interiore e a quello che il mio corpo esprimeva come prima vocazione, la danza, iniziai quello che allora non sapevo definire, ma potrei adesso descrivere come il cammino di esplorazione e amore verso la complessità dell’animo umano. La mia attitudine di fondo non era, come in altri bambini da cui ero circondata, quella di fare amicizie, aprirmi al mondo con curiosità, esplorare il territorio circostante con leggerezza, ma era piuttosto la ricerca quasi maniacale e un po’ ossessiva, di un luogo protetto in cui arginare la mia timidezza e sognare in pace. Temevo a e amavo la solitudine.
Ho cominciato molto presto a cercare le modalità più efficaci per mettermi in contatto con il mondo interiore, che pareva svelarmi e aprirmi a suggestivi paesaggi, più vasti e idillici di quelli esterni per cui non provavo grande interesse, insieme a una non celata paura che mi bloccava costantemente. Le prime esplorazioni in terre lontane furono i miei fervidi sogni notturni, (i sogni dell’infanzia sono vividi e precisi come li avessi fatti ieri), oltre che i sogni ad occhi aperti nelle ore di veglia in luoghi appartati che mi costruivo dentro la stanza sotto i tavoli o negli scatoloni dei vari traslochi nei ripetuti cambi di casa dell’infanzia, a portarmi ogni volta via le fondamenta certe a cui tanto anelavo. Appena fui in grado di scrivere, iniziarono i dialoghi immaginari tra i personaggi che inventavo quando mi raccontavo delle favole, prima ad alta voce come piccoli abbozzi di monologhi teatrali di una timida che avrebbe voluto essere vista, e poi trascritti su fogli di carta nei lunghi racconti, e i diari appena divenni adolescente. Da figlia unica ho imparato da subito a creare mondi e personaggi che mi tenessero compagnia, luoghi fantastici in cui andare per rifugiarmi dal mondo degli adulti da cui ero circondata, oltre ai libri, anch’essi grandi compagni e l’amore per il cinema, in cui assistere spettatrice nelle storie narrate da altri. Cercavo una voce che parlasse al posto mio, una storia che mi narrasse, un contenitore che mi restituisse la forma che non sentivo di avere e mi desse risposte sul chi ero veramente.
Ogni essere umano nel corso di secoli e secoli di storia, ha provato a fare quello che io tentavo di fare, attraverso il linguaggio dell’arte; comunicare è una delle esigenze primarie dell’uomo, sgretolare le separazione che c’è tra uni e gli altri. L’arte, (quello che ha rappresentato per me), è stata un tentativo di unione tra il mondo interno di emozioni private e la ricerca di comprensione dal mondo esterno: una ricerca d’amore. Non è attraverso l’empatia, le emozioni condivise, che noi siamo più vicini a un altro essere? Cercando di esprimere ciò che avevo dentro e placare ciò che di me non comprendevo e di essere amata e compresa.
Non sapevo avesse questo nome – arte – finché non l’ho studiata crescendo. Creativa dall’asilo alle elementari, scelta del liceo artistico da ragazza, Accademia di Belle Arti in gioventù; ma nell’infanzia, di quello che poi è stata definito il linguaggio dell’arte dagli studiosi, dai critici e soprattutto dal mercato dell’arte, io non ne sapevo nulla, né mi interessava. Mi limitavo a cercare forme e espressioni che potessero lenire quel sentirmi sola nell’universo, un’ urgenza e una necessità vitale, come chi cerca l’aria per respirare. Viene quindi naturale comprendere a posteriori, in una ricostruzione delle mie tappe di vita, come nel mio lavoro di analista biografico a orientamento filosofico, io abbia inserito un discorso legato all’arte, all’immagine, all’autobiografia e all’astrologia chiamata umanistica o psicologica, che vedo collegati tutti da un’unica matrice: l’esperienza del disvelarsi prima di tutto a noi stessi e poi del potersi disvelare – far conoscere agli altri. Come racconta C.G.Jung nella sua autobiografia, anch’io per molto tempo sostai in compagnia del mio inconscio, fino quasi a perdermi in esso. Il mio lavoro di analista, ha potuto essere la porta attraverso cui uscire da me stessa: “La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno ma dall’incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio.” (1)
Il pianeta Nettuno, il segno dei Pesci e la Casa XII in astrologia, a livello simbolico rappresentano il collegamento a questo mondo altro, inconscio, onirico, inabissato, sotterraneo, acquatico e immenso come lo è l’infinità del mare, e non è casuale il nome della divinità Greca Nettuno – Poseidone a cui il mito si ricollega. Il mio Tema Natale (definirò in seguito cos’è il tema natale), è connotato in maniera abbastanza decisiva da questo simbolo (…).
Il cinema per me è questo, è stata la mia prima cura, e poi ci provo ogni volta attraverso le narrazioni nella stanza d’analisi (sia la mia personale sia quella che ogni volta inizio a ricomporre con qualcuno). Qual’è dunque la nostra realtà? Qual’è la realtà di Raffaele, esiste davvero Pantalone o esiste il capo mafia? Conta davvero sapere la risposta?
Le ultime pagine del romanzo “Vita di Pi”, film e libro che consiglio a tutti, narrano proprio di questo.
“Com’è andata veramente? Ci piacerebbe sapere com’è andata veramente.”
“Quindi volete un’altra storia?”
“Mmm… no. Vorremmo che ci raccontasse ciò che è successo veramente.”
“Non è forse la stessa cosa?”
“Nella sua lingua, può darsi. In giapponese una storia contiene sempre un elemento di invenzione. Noi non vogliamo invenzioni. Vogliamo fatti nudi e crudi.”
“Raccontare qualcosa, nella mia lingua o nella vostra, non è di per sé un’invenzione? Osservare il mondo non è di per sé un’invenzione? Il mondo è come lo percepiamo giusto? Nel percepirlo ci aggiungiamo sempre qualcosa, e la vita diventa una storia. (..) Volete delle parole che riflettano perfettamente la realtà? Parole che non contraddicano la realtà?”
“Esatto”
“Ma le tigri non contraddicono la realtà. Ho capito cosa volete: una storia che non vi sorprenda. Una storia che confermi quello che già sapete, che non vi faccia vedere le cose in modo più profondo o semplicemente diverso. Una storia piatta. Immobile. Solo la sterile e insipida realtà.” (9)
Il mio primo incontro con l’astrologia come già ho scritto, è stato folgorante: la scoperta dell’altro linguaggio che cercavo da sempre. Insieme al cinema, è stato il passaggio attraverso cui, come Alice nel paese delle meraviglie, ho potuto dischiudere i miei mondi interiori e sentirmi compresa. Alla stessa maniera di Pi, anch’io cercavo un modo meno doloroso per attraversare i contenuti della mia vita e devo dire che imparare la linguaggio astrologico ha dato il via a questo processo.
Qualcuno come i burocrati giapponesi in Vita di Pi, potrebbe certamente dirmi “Ci piacerebbe sapere com’è andata veramente”, e chiedermi parole che non contraddicano la realtà, ma io risponderei allo stesso modo: “Volete una storia che non vi sorprenda? Che narri di dolore, solitudini, colpe e persone di famiglia non in grado di essere adulte? Preferisco parlarvi invece di Saturno – e di come si è fatto carico di una colpa e una responsabilità non sua, quando evirò suo padre Urano, ma poi ha potuto maturare negli anni di esilio nella terra del Tartaro ed è infine giunto all’età dell’Oro e della saggezza, o potrei narrarvi di Nettuno – il dio dei mari, che si inabissava nelle profondità e cambiava forma per non essere riconosciuto, tanto da dimenticare chi fosse veramente, o potrei mostrarvi la bella Venere – la dea dell’amore che voleva essere amata e creava triangoli amorosi, amori clandestini, e di suo figlio Mercurio – il piccolo messaggero, il fanciullo divino … sto parlando di me non vi siete accorti? Qual’è allora il reale?”.
(…)
Un tema natale ha la meraviglia evocativa di un racconto epico di cui non conosciamo il finale e che ci lascia con il fiato sospeso, perché siamo noi nel nostro presente a percorrere quella storia e a scoprirne le tappe in divenire, come gli eroi epici nel loro viaggio. Il viaggio d’individuazione è quello che Jung racconta come il processo che in tutta la nostra vita ci riconduce al nostro vero Sè, sepolto sotto le stratificazioni dei condizionamenti che necessariamente subiamo nella nostra crescita. Per questo il disegno del nostro tema natale, offre una traccia così importante, perché ha in sé racchiuso sia la causa che la risoluzione, il passato, il presente e il potenziale evolutivo in divenire. “Il carattere (o l’indole) determina il destino dell’uomo”(13), scrive Eraclito, e narra molto bene questo delicato concetto, in cui le fila del nostro destino, si nascondono negli atteggiamenti sottostanti al nostro carattere, che possiamo smussare, disvelare, comprendere e conoscere. La grande potenzialità offertatici dalla nostra mappa del cielo, attraverso i pianeti personali – Sole, Luna, Mercurio, Venere Marte, – i generazionali – Giove e Saturno – e i cosiddetti Transpersonali – Urano, Nettuno e Plutone, nella loro combinazione esatta determinata dal luogo e orario di nascita, è di farci vedere una totalità più allargata rispetto al nostro piccolo io e la storia personale che ricordiamo.
Piccolo estratto da”L’Analisi Filosofica, Avventure del senso e ricerca mito-biografica” (Mimesis 2019), a cura di Chiara Mirabelli e Paolo Bartolini, primo libro collettivo sull’analisi biografica a orientamento filosofico.
Con scritti di A.E. Albanese, A. Arrighi, P. Bartolini, A. Bella, S. Calabrese, I. Carlot, A. De Pasquale, C. Di Quinzio, S. Fresko, P. Melli, D. Melloni, C. Mirabelli, M. Montanari, L. Sacerdote.
Ecco qui l’indice e l’introduzione a disposizione completo: http://www.scuolaphilo.it/docs/Libro-Analisi-filosofica-Mimesis-2019-Sommario-Intro.pdf
Qui potete vedere dove acquistare libro: http://mimesisedizioni.it/l-analisi-filosofica.html
Vita di Pi, film di Ang Lee
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2 risposte
“come chi cerca l’aria per respirare”
Magnifico.
Ho apprezzato anche l’auto analisi della comprensione “a posteriori”, introspezione nella quale tendo anch’io a ricadere spesso.
Ho sempre pensato che le cose accadano per un motivo che magari inizialmente non comprendiamo, o se lo comprendiamo tendiamo ad attaccarci solamente alla nostra visione delle cose senza prendere in considerazione il punto di vista altrui. E crescendo, si impara a leggere la realtà per come si presenta: un insieme di punti di vista altrui, collegati dalle sincronicità a cui la vita ci mette di fronte… E’ pazzesco. E’ meravigliosa la vita. Grazie Anna Elisa.
Grazie, molto interessante. Anch’io ho amato Vita di Pi e anch’io ho molto nel mio tema tra nettuno e pesci e XII casa. Seguo il blog con molto interesse.
Carlotta