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LA TRANSIZIONE ALLO STATO UNITARIO

La visione dualistica della realtà 

di Eva Pierrakos

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La giusta comprensione del processo di crescita dell’uomo richiede che sia ben chiaro il concetto di dualismo. La percezione che in genere l’uomo ha della realtà è profondamente dualistica. Questo significa che egli percepisce tutto in termini di opposti: bene e male, buono e cattivo, desiderabile ed indesiderabile, vita e morte e così via. Fin quando l’uomo vive immerso in questo dualismo, nella sua vita devono esservi conflitti e sofferenza.

La verità universale, invece, è per sua natura unitaria: non conosce contrapposizioni, in essa la visione dualistica del mondo rivela il suo carattere illusorio.

L’unità non viene realizzata, come si potrebbe erroneamente attendere, quando il termine del “positivo” prevale. Questo è l’errore di cui così spesso l’uomo cade vittima: egli spera che raggiungere la “salvezza” significhi la vittoria del cosiddetto bene sul male.  Ma la verità è che fin quando egli si aggrappa ad uno dei poli del dualismo e si oppone all’altro, non può realizzare se stesso e perciò raggiungere la liberazione: il principio unitario non può affermarsi.

Alla base di ogni conflitto umano vi è sempre il dualismo: le speranza illusoria di poter separare i due poli e di far prevalere quello “positivo” su quello “negativo”. Questa lotta tiene l’animo umano in uno stato di continua agitazione e gli impedisce di raggiungere il principio unitario.

 

il processo della crescita nel mondo dualistico 

 

Consideriamo in che modo tutto è collegato al processo della crescita. Fin quando la coscienza umana rimane immersa nel dualismo, il processo della crescita non può che essere problematico. Vediamo perché:

La crescita è il movimento nel tempo e nello spazio. La crescita sul piano dualistico, perciò genera per forza il movimento opposto. Dal momento in cui nasce, l’uomo comincia a muoversi verso la morte. Avvicinandosi al punto della sua massima espressione, qualunque cosa si avvicina anche al ramo discendente della sua parabola evolutiva, e perciò, alla propria distruzione.

Il ritmo mutevole della crescita, nel suo eterno movimento ciclico, comporta inevitabilmente il suo opposto: la vita genere morte, la gioventù la vecchiaia, la costruzione la distruzione e così via.

Di conseguenza, quando l’uomo desidera la felicità, non può non temere il suo opposto.

Fin quando percepite la vita in termini dualistici, voi temete inconsciamente, che raggiungere i vostri obbiettivi, vi avvicini alla vostra fine. Posponendo la desiderata soddisfazione, vi illudete di poter anche posporre il suo temuto opposto, e sperate così di poter fermare il tempo.

Lo status quo, il ristagno, il tipo negativo di non movimento, generano agitazione, o movimento distorto. Fin quando la crescita avviene sul piano dualistico, vi è sempre un picco da raggiungere ed a questo segue il declino.

Questa dicotomia cessa sul piano unitario di coscienza, nel quale non vi sono più ostacoli da temere: l’autorganizzazione conduce sempre all’esperienza e alla percezione dello stato unitario. O se si preferisce, lo stato unitario non può essere raggiunto se non attraverso l’autorealizzazione.

 

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La transizione allo stato unitario 

 

Realizzare se stessi, significa eliminare gli strati di errore, in modo che il Vero Sè, il divino eterno essere interiore, possa emergere. L’individuo può dissolvere questi strati di errore, dolore, confusione e limitazione solo quando smette di fuggire da se stesso; quando è disposto a vedersi come realmente è e non come vorrebbe essere.

Quando si accetta come è al momento e non lotta contro lo stato temporaneo in cui si trova, pur comprendendone la natura erronea.

E’ erroneo ritenere che lo stato unitario non possa essere raggiunto dall’uomo mentre questi ancora si trova in incarnazione sul piano terreno. Esso può essere raggiunto da chiunque sia disposto ad espandere la propria coscienza. Il primo passo che dovete compiere è di mettere in questione la validità delle vostre idee limitate, cosa che non fate mai perché date per scontata la loro correttezza.

Potete fare questo passo solo osservando con la massima onestà le vostre reazioni interiori ed i vostri stati d’animo più sottili, e traducendoli in termini chiari e concisi. In questo modo scoprirete che le vostre reazioni e le vostre emozioni sono basate su certe assunzioni che non potete mai sottoporre a verifica di realtà, perché rimangono nell’oscurità della vaghezza e delle facili razionalizzazioni.

Il sentiero che seguite è così importante proprio prece se non riconoscete le vostre piccole disonestà, i  modi in cui ingannate voi stessi e le assunzioni erronee da cui vi fate inconsciamente guidare, non potete fare spazio per una nuova realtà.

Non si può enfatizzare abbastanza che non potete effettuare  il passaggio dallo stadio dualistico a quello unitario, accumulando solo conoscenze teoriche, studiando o cercando di raggiungere un qualche obbiettivo esterno. Non vi potete avvicinare ad essa sforzandovi di essere diversi da quello che siete, oppure pretendendo di aver raggiunto un livello a cui non siete arrivati.

Essa può giungere solo quando imparate a vivere nell’Ora, quando scoprite che tutto esiste già dentro di voi, al di là dello strato di confusione e del dolore, e decidete di dissolvere tale strato.

Ripetiamo: la crescita sul piano dualistico è sempre accompagnata dalla paura del suo indesiderato opposto. Le resistenze contro il processo di crescita, perciò permangono fin quando quest’ultimo viene considerato come un obbiettivo desiderabile contrapposto ad uno da evitare.

Fin quando la coscienza non riesce a comprendere e ad esperire lo stato unitario nella specifica area della vita in cui è necessaria la crescita, questa non può che generare conflitto interiore. Infatti perché dovreste desiderare di crescere, se questo significa avvicinarsi alla fine?

L’uomo può raggiungere lo stato unitario solo quando non si aggrappa ad un opposto per paura dell’altro. Non può raggiungerlo fin quando nel suo cuore vi è la paura. 

Quando il processo della crescita avviene nello stato unitario, vi è ininterrotta espansione. Questo significa che l’esperienza delle infinite possibilità della vita, della bellezza e del bene si amplia indefinitamente. Ma ricordate, nello stato unitario di coscienza, la bellezza non è l’opposto delle bruttezza, la vita non è l’opposto della morte, il bene non è l’opposto del male. Non vi è mai contrapposizione di due polarità.

La crescita sul piano unitario procede indefinitamente.

Non ha inizio e non ha fine, non si ripete e la sua direzione non si inverte mai.

E’ al di là della causa effetto.

Quando si comincia a comprendere questo, anche solo vagamente all’inizio, la propria attitudine verso il processo di crescita si trasforma radicalmente.

 

Eva Pierrakos

 

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2 risposte

  1. Ciao Anna, ancora ti dico quanto apprezzo i tuoi interventi curati e di grande significato. Buona giornata! Marisa

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