Certe volte mi accorgo che mentre leggo i vostri Temi Natali io entri sempre di più in un movimento a spirale in cui via, via, si annullano le linee stridenti, le posizioni conflittuali, gli aspetti dinamici e problematici della carta ed io riesco a vedere solo la versione di voi risolta, senz’altro idealizzata o in potenziale, che in effetti spesso è uno scalino troppo grande da saltare che io vi metto di fronte.
O forse alcuni di voi nemmeno hanno poi intenzione di saltare, non possono e non riescono e soprattutto non vogliono. Perché dovrebbero in fondo?
Non tutti in questa vita sono obbligati a sbocciare come dei fiori o dare il meglio di sè. È una cosa che deve scaturire da dentro e non si sa quando e se avviene in una vita intera. In effetti anche una vita totalmente autodistruttiva ha il suo diritto di espressione, una vita implosa e mancante di significato, l’apatia e la depressione hanno bisogno del loro spazio e tempo per poter esistere come sistemi di difesa e hanno una loro funzione necessaria di cui molti hanno bisogno e ognuno di noi ha sperimentato. Chi in misura maggiore chi minore.
C’è chi sente la spinta a sciogliere tutto, cercare la strada del significato profondo di sé e prova ad abbracciare un senso più elevato di responsabilità con la vita e se stesso ogni giorno e chi invece ha bisogno di dare colpe fuori di sé e non sentirsi direttamente coinvolto nelle cose che gli accadono in cui non vede nessi e schemi di comportamento. Va bene così, è difficile è vero per me non provare a spingere un po’ di più sulla bellezza del senso e del nesso tra le cose dentro e le cose fuori per uscire un po’, dal dramma in cui ci sentiamo impotenti, però devo imparare a rispettare l’esigenza del “dramma” di esistere nella vostra vita.
A volte mi accorgo così tanto di vedere il potenziale insito in un Tema che mi perdo di vista il vostro presente, che è la cosa più grande da attraversare. E poi l’unica certezza è proprio quella che nulla è assoluto e ha una sola visione, nemmeno quello che io cerco di interpretare osservano i disegni del cielo, ci sarà sempre dietro il mio punto di vista e la mia prospettiva, il mio Io al punto in cui sono adesso e la consapevolezza in cui sono ora, anche se cerco di pulire in tutti i modi le lente con cui guardo e sento e cerco di non vedere come Anna, cosa mi sta simpatico o meno, affine, similare o diverso da me, ho ancora, com’è normale che sia tutti i limiti caratteriali che mi vestono e rivestono.
Rimane il fatto che il sogno di noi stessi è una cosa, noi stessi come siamo ora, un’altra. Devo ricordarmi di appuntarlo da qualche parte quando volo lassù nei cieli turchini della meraviglia in divenire ma non ancora esistente nell’adesso.
Anna Elisa Albanese, Ottobre 2017
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