Il Sentiero di Anna.
Venere in Pesci congiunta a Nettuno in questi giorni.. sogno e realtà si mischiano tra le gocce di una pioggia che tardava a esserci nell’inverno di sole, e così viaggio nei miei antichi scritti di amori tra l’infelice, il sognato, il meraviglioso e il perduto. Per non smarrirli nella memoria li trascrivo qui … non sono più miei.. li lascio volare al mondo.
Se volete seguirmi tra le sospese velature di Nettuno.
LETTERA MAI DATA.
Un antico maggio del 2005.
Arrivo in quel luogo di sempre ed il cuore mi rimbalza nella gola – gesti banali – fermare il motorino – cercare di parcheggiarlo sul marciapiede che si fonde al sole – fare piccoli passi ed entrare – sapere che oltre pochi metri potresti apparirmi tu. Con tutta la tua presenza che il mio sguardo non può contenere, il tuo corpo davanti al mio, lo stesso di sempre, il corpo di cui mi sono privata per tutto l’inverno, il corpo che è appartenuto ad un’altra donna fino a così poco tempo fa’. Sei in una delicata zona di passaggio, quanti giorni resisterai prima di tuffarti in un altro profumo, in un altro sogno a cui darai il nome di amore? Non lo so, ora ci sono io, sono nell’atrio, e la mia gonna leggera è l’unica certezza che ho sulle mie gambe esili mentre con il tuo passo morbido arrivi e oscilli nel mio spazio. Mi sembra incredibile, per quanto mi sono privata anche della tua sola vista, per quanto ho sospirato notti di gelosia nel mio inverno di dolore. Tutto questo non lo sai, e il bello è per chi non l’ha mai provato, che non lo può neanche minimante immaginare.
Mi trovi adesso, con il mio sorriso appena ritrovato, con le mia guance rosa e gli occhi che luccicano per te ancora. Mi avvicino, certo lo so che è il tuo compleanno, lo so da sempre, da quando mi sono svegliata stamattina e ho aperto le persiane. Mi sono svegliata con il tuo volto, mi sono svegliata con il tuo profumo. E’ strano penseresti, una cosa così astratta, è vero, vivo di astrazioni, di sogni, sono tornata leggera come una bolla, non mi poso più da nessuna parte, la realtà mi fa’ paura, sono tornata adolescente e tu sei il mio grande amore che coccolo come il sogno più bello. Così mentre ti bacio sulla guancia e ti faccio gli auguri , un brivido sale nella mia schiena, ti sei emozionato lo sento, sei diventato rosso, lo so e non dico nulla, ma te lo dice pronto un amico, e tu sei ancora più a disagio, non ti preoccupare ci sono io qui accanto, raccolgo dal tuo corpo le gocce di inquietudine , le contrazioni del tuo volto, si sono un timido dici, altri ora ti fanno gli auguri, ora posso allontanarmi, troppe emozioni neanch’io riesco a sostenerle.
Cammino ed esco all’aria aperta, ho bisogno di vedere il sole, ora l’aria profuma d’estate ed io non mi sono ancora accorta di cosa sia successo, dov’è finito il mio inverno? Dove sono finite le mie lacrime ? Mi siedo su un motorino e sulla mia pelle sento il sellino caldo, non sono mai stata così presente a me stessa, il tempo potrebbe fermarsi così per sempre. Lasciatemi lì su quel sellino con l’aria di maggio, lasciatemi ascoltare le vibrazioni che mi arrivano dalla tua presenza non troppo distante, anche se non mi stai guardando rimango in ascolto della tua schiena così bella , delle tue mani affusolate , e mentre il vento mi muove i capelli io sto facendo l’amore di nuovo con la tua anima. Hai ragione a girarti, sono io , mi senti? Non dobbiamo parlare con parole logiche, quelle ci sfuggono e creano muri, sto navigando in silenzio nelle zone remote della tua memoria, sto esplorando quei segreti che nemmeno tu sai, sto scoprendo che le mie gambe nude suscitano ancora l’interesse dei tuoi occhi. Non c’è bisogno che dici niente, stai in silenzio , mi basta quello per capire che sei con me, se parli sei già fuggito, se parli metti in moto la tua abile testa razionale, e ti perdo.
Mi chiedi della Rai, il silenzio si è rotto, lo so era troppo intenso anche per me, hai ragione, torno sulla terra, cerco di compiere un discorso logico anche se le parole mi sfuggono, è come se stessi facendo la cosa più difficile della mia vita. Ho tante sollecitazioni intorno, il tuo volto che è troppo tempo che non vedo, devo guardare ogni frammento di pelle per vedere cosa è cambiato, cercare nei tuoi capelli sottili il dolce incanto delle ombre, si in Rai mi trovo bene, i corridoi sono gialli e mi mettono l’angoscia, si, e tu stai lavorando? Dove? Non voglio parlare , non riesco a dire nulla che davvero ci interessi, ma questa commedia l’abbiamo tirata su insieme e dobbiamo continuarla. Lo so sei senza casa, come ti trovi ora da Paolo? La casa è piccola .. eh lo so capisco, ti capisco più di quanto tu possa davvero immaginare, ma non posso ora a parole fartelo capire.
Come sono difficili le parole tra noi. La comunicazione, è sempre stato il nostro punto debole, lo so mio amore, ci arrampichiamo sugli specchi e scivoliamo giù, poi ci ritentiamo e scivoliamo di nuovo. Ascolto quello che mi racconti, ascolto, quello forse mi riesce ma non riesco a restituirti nulla se non la mascherina che porto al viso, i miei sorrisi docili per togliere quell’imbarazzo che non ci va via.
E’ così bella questa giornata, riascolto la tua voce dopo cinque mesi, potrei essere più felice in questo momento?
So che non lo sai, chissà se anche tu percepisci i movimenti della mia anima come io sento i tuoi, chissà se anche tu nella tua parte più irrazionale che tieni nascosta e chiusa a chiave come un tesoro trovi un mondo di sensazioni a cui attingi, senza dire nulla a nessuno senti anche tu lampi che accecano a fai fatica a parlarmi di cose razionali e normali, fai fatica perché un altro lampo ti coglie ed hai altre immagini oltre a quelle presenti, forse se mi guardi negli occhi ed è solo in quel colore che vorresti perderti, e se il vento muove la mia gonna forse me la vorresti strappare, lì a mezzogiorno in mezzo a tutte quelle persone, che ci importa di che ora è ? Ce l’hai anche tu quella zona irrazionale che suona come un campanello impazzito costantemente e non ti fa stare attento a quello che dico, come si fa a stare attenti alle parole preordinate messe in ordine in fila una davanti all’altra quando io vedo stelle filanti che ti volano intorno, vedo cavallucci marini che mi strizzano l’occhio e tu continui a parlare, ti dico mi dispiace che è morta tua nonna, questo è un argomento di cui vorrei parlare per ore, vorrei prenderti le mani sulle mie e accoglierti con tutto l’amore che sono in grado di darti, e non vorrei che ora tu ti aggrappassi a quella mente razionale che tanto ti salva, è morta, era ormai un anno che stava male, era giusto così mi dici. No, non era giusto così, non è giusto niente a questo mondo! Arrabbiati, torna bambino, permettiti di soffrire, arrabbiati con tua madre che si lamenta e non ti ascolta, arrabbiati con tuo padre quando vi ha traditi a avevi quattordici anni, arrabbiati per favore, non soffocare più niente, arrabbiati con me che ti sorrido dopo tutto il dolore che mi hai dato, non essere così grande ora su questo motorino al sole in cui io vedo la tua bocca che si contrae nelle smorfie che conosco bene, quando vuoi essere grande e stai soffrendo da pazzi, e stai passando un periodo di merda, e tutto va a rotoli, e la vita continua senza di te ora che i tuoi sogni si sono schiantati per terra, ora che la tua unica casa appartiene a qualcun altro, ora che un’altra storia d’amore in cui credevi ti si è sgretolata tra le mani.
Sono sul mio sellino caldo e capisco tutte queste cose mentre i lampi del mio irrazionale mi inseguono e mi tendono trabocchetti, mentre la tua bocca è sempre bella, mentre conosco la maglietta blu e i tuoi pantaloni, mentre vorrei che tutte queste parole preordinate esplodessero e come un grande fuoco d’artificio e venisse fuori la verità, la mia, la tua.
Quante cose avremmo allora da dirci, nel nostro modo però. Senza inseguire la logica di parole e parole con la nostra voce che diventa falsata, anche se ci dovessimo mettere un’ora a dire anche una sola frase, nel frattempo però giochiamo con i nostri capelli, siamo due bambini, torniamo bambini, perchè siamo cresciuti così in fretta, perché abbiamo perso l’infanzia, lo so che vuoi farmi un dispetto e toccare la mia gonna ed io voglio prenderti in giro, farti ridere Pierrot tanto triste, voglio toccarti con il filo invisibile della mia sensibilità, voglio raccogliere le tue lacrime e farci crescere un fiore.
Si ecco ora ti vedo, vedo il tuo cuore ma tu non lo sai.
Cammini ancora un po’ più inquieto davanti a me, la realtà è questa o quella che abbiamo dentro?
Si, lo so, abbiamo esaurito gli argomenti del quieto parlare da amici conoscenti logici ed impettiti, rimane la mia gonna, rimangono le tue spalle, rimane l’aria che profuma di gelsomini, rimane il giorno del tuo compleanno in cui io ti darei la terra intera e di più se potessi, rimangono le altre persone che ora ci girano intorno.
Vai, ti sento, stai per andare, è stato difficile anche per me parlare la lingua normale degli umani, ti capisco ho visto il tuo sforzo, ora vai, il mondo della luna e di marte per noi può attendere. Cammini con la tua maglietta blu che vorrei toccare, sulla tua testa vedo tutte le nuvole nere della tua tristezza.
Bravo hai finto bene un’altra volta e pure io .
Un’altra volta.
Zero a zero palla al centro.
Anna Elisa
maggio 2005
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2 risposte
Oh mamma, lo sapevo che non dovevo leggerla questa, stò piagendo a fiotti…e tu sei bravissima, meravigliosa!!! Grazie di cuore
Angela cara…. grazie, e ora asciugati gli occhi. Un abbraccio a te