Il sentiero di Anna,
Notavo nelle mie riflessioni varie, come l’impring di impermanenza delle cose – chiamiamolo con una parola forte come può essere la parola “abbandono” – perduri nell’approccio a tutte le esperienze nella vita che si ritiene uniche e irripetibili.
Mi spiego meglio, nella mia esistenza ho perso tante case/luoghi/radici e punti fermi. Ho vissuto instabilità su più fronti; vacanze che non erano mai in un posto fisso, una famiglia che non è rimasta unita, un cambio di amicizie e scuole che mi hanno portato ogni volta a ricominciare tutto da capo. Insomma il giro di giostra mutava di continuo, e ogni saluto – dalla bambina conosciuta un’estate a un “ci vediamo domani” – era pervaso di un senso totale di perdita con il sapore di un addio definitivo. In effetti lo era.
Perdevo ogni volta qualcosa. Non solo pezzi di me ma anche volti e storie che non ho più potuto ritrovare.
Per me dunque la famosa morte/trasformazione/rinascita, era solo morte e stop.
Ora sono grande e dopo tanti lavori su me stessa, pensavo di aver arginato molte delle conseguenze interiori che in genere si hanno non avendo potuto costruire dei tasselli fermi e una base solida da cui partire. Ho scoperto invece che non è così semplice, non far scattare l’allarme difensivo interno che ancora si agita anche quando le acque sono calme, nei confronti delle persone che ho accanto nei miei affetti più vicini, questa fragilità/paura viene ogni volta riattivata.
Quella che dice “Ora o mai più.” e parole come “Ci vuole il giusto tempismo, una sorta di urgenza, altrimenti niente”.. quella che diventa tutto questione di vita o morte, perché le sfumature devo ogni volta sforzarmi di vederle. Sono ancora quella che quando sono in un posto bello o una situazione felice e si deve partire o la si deve lasciare, non mi basta la frase “Ci torneremo l’anno prossimo magari..”. No per me è ancora una volta un addio. E ogni passaggio ciclico di cambiamento per me è ancora terrore e tormento, ogni mutamento o saluto, nella mia anima, sono come un qualcosa che va già nel ricordo.. e che chissà mai se rivedrò o rivivrò.
In fondo non siamo tutti nell’impermanenza che cerchiamo in tutti di rimuovere? La vita è tutto questo. Impossibile pensare di fermarne il flusso.
Chissà se questa caratteristica, che anche ho provato a maturare, mediare, sentire meno o in modo più consapevole, può essere invece accettata e considerata come la linfa della passione che metto nel vivere quel dato presente? Proprio perché so della sua preziosità, perché so paradossalmente, quando sia vicina spesso alla sua fine.. morte..?
Chi vive meglio? Indubbiamente essendo dalla parte del viver drammatico, guardo con estrema sorpresa e incredulità, la calma invece (che a me pare freddezza e da cui mi faccio ferire), del mio contraltare opposto, delle persone che invece si distaccano delle cose con più facilità, senza il minimo sentore che non si possa non avere più nè ripetere quell’esperienza.
Se ne accorgono? La sentono? Se ne dispiacciono? Sono vivi? Eppure lo sono, quindi è possibile sentire di meno.
Una volta il mio analista mi disse “Non si può vivere sempre stando al mondo con le viscere scoperte..”, e quella frase mi ritorna spesso alla mente, ma ancora non sono riuscita totalmente a farla mia. Ancora c’è molta strada da fare. O forse le viscere scoperte sono le mie antenne per sentire completamente l’intensità che altrimenti mi sarebbe preclusa?
Mi sono resa conto che nel vissuto “del mio opposto” spesso si ha avuto avuto qualcosa di fermo come una roccia: un luogo a cui tornare, riti famigliari che non sono mai mutati, una tradizione che crea una base all’interno del proprio animo, delle cadenze e stabilità che hanno potuto ripetersi nel tempo e fermarlo dalla sua corrosione, delle certezze a cui poter tornare. Una base sicura, direbbe Winnicot, che ha formato dentro il nucleo della sicurezza emotiva. Una Casa II e Casa IV stabile e radicata, per dirla con il linguaggio astrologico.
Sono lì immutabili questi punti fermi … e spesso mi chiedo (forse per un po’ di invidia sotto..sotto), ma saranno dell’individuo, o sono radici ereditate che si sono trovati come pacchetto in dono? Ovviamente entrambe le cose, e se c’è una tematica riguardante il costruire e portare avanti ciò che le generazioni precedenti hanno stratificato, questo è il senso per l’individuo che si trova questa “ricchezza” da far fruttare. Come chi ha Casa II, o Casa IV bombardate, è perché dovrà costruirsi un destino “lontano” da certi schemi famigliari ereditati.
Fatto sta, che per me è una cosa proprio di nuova acquisizione recente, e ci ho messo quei quarant’anni buoni a costruire e ricostruire nuove basi valorizzi ed emotive più mie, (basi più interiori che esteriori), e mi fanno lentamente capire che è vero a volte in un luogo ci si può tornare e alcune cose le si può lasciare senza ogni volta spezzarsi completamente.
I grandi destabilizzatori dello Zodiaco che ci portano a separarci dalle cose e a Individuarci sono soprattutto Urano/Plutone e Marte, e non ultimo Saturno. Penso che nel momento in cui siamo negli ultimi due anni come umanità, siamo chiamati a una grande trasformazione per quanto riguarda i punti fissi e gli attaccamenti. Urano, Saturno e Plutone si stanno dando un gran da fare per mutare punti fissi, certezze monolitiche e blocchi di potere obsoleto. Molti di noi, stanno andando letteralmente oltre tutto quello che avevano consolidato le generazioni precedenti e che adesso non è più valido e sta subendo una trasformazione accelerata. Come si concilieranno le solide e radicate tradizioni, insieme a un mondo che corre troppo velocemente rispetto alla materia, mancandole anche spesse volte di rispetto?
Anna Elisa Albanese
Toro ascendente Scorpione, Sole opposto e Urano, Saturno in Cancro in Casa VIII
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7 risposte
Cara Anna Elisa, grazie di queste parole che per me arrivano proprio al momento giusto . Comprendo meglio la disarmonia che Urano in casa IV e Luna in Cancro in 3 hanno portato nella mia vita, contraddistinta tra un voler andare oltre le mie radici e il bisogno di ancorarmi a qualcosa di “vicino” che mi facesse sentire calore e protezione. Una lettura diversa delle mie disarmonie interiori. È proprio vero che non si finisce mai di conoscere il proprio tema natale.
Grazie a te Patrizia 🙏🏻
Tutto quello che hai scritto lo conosco e vissuto conosco il tormento di non avere la terra sotto i piedi, non avere un punto fermo a cui tornare. Arrancare sulle sabbie mobili per una vita, non sapere cosa vuol dire costruire pezzo dopo pezzo la propria vita, non avere radici sane sotto i piedi per poi evolvere tutto è difficile è in salita. La mia seconda casa in cancro vuota la mia 4 con urano congiunto plutone + marte con saturno in 10 sul MC una vita quasi infernale x 50 anni della mia vita. Grazie
Ciao Ann .. grazie . Spero ora che quei semi nuovi abbiano fatto fiorire la tua libertà e la tua casa piena di aria
Sin da piccola in famiglia mio Padre ci a insegnato a non attaccarsi al nulla ma vivere le situazioni presenti tanto non duravano , l’angora di salvezza era la Mamma tradizionalisti ;; figuriamoci lui Acquario lei Leone 🥲 opposti
Come ti capisco, mia cara ….e come te quanta fatica e quanto lavoro interiore ho dovuto fare per “accettare” che niente dura e tutto scorre….via.
Gran belle riflessioni che condivido e l’astrologia e’ pure un ottimo strumento di conoscenza interiore. Ti seguo e ti apprezzo.
Con sincero affetto
Ines
Grazie a te carissima Ines e grazie per le tue parole 🙏🏻