Diario Astrologico, La Casa VIII e i meccanismi sotterranei di Plutone
M’interrogo molto sulla parola “responsabilità” in questo periodo. Sto cercando di affinare la mia percezione nelle piccole cose, non nelle grandi. Nelle grandi è tutto più facile, se abbiamo una guerra da fare ce ne accorgiamo, ma nelle cose di ogni giorno, è più difficile stanare il meccanismo che sottende le nostre azioni. Quindi sono in fase di vivisezione del dettaglio, nel cercare di cogliere le energie iniziali, del principio di tutte le cose: quelle messe in campo inconsapevolmente in ogni momento nel nostro Intento. Nel minuto, istante delle nostre giornate e nei negli scambi che avvengono sul nascere delle relazioni e non sul loro procedere. Com’è lo “Start”? Prima di provare amore, o disamore, amicizia, affinità, simpatia o sviluppare affettività, prima, cosa c’è prima?
Mi sono osservata e continuo a farlo, analizzo anche tanto le persone che vedo e ascolto nei miei consulti, che m’interrogano sui sensi arcani e m’insegnano tantissimo senza saperlo, e ultimamente sono tanto entrata in Temi Natali con forti presenze di pianeti in Casa VIII, o con transiti di Plutone decisivi. La complessità di un mondo affettivo che è passato da tradimenti emotivi subiti in età infantile, ha generato un’impossibilità di fidarsi dell’altro e dello spazio d’intimità, sensazioni di pelle scoperta e dolorante sempre ogni volta, in cui la ferita è ripercorsa di nuovo e di nuovo nel corso della vita.
Quel dolore in genere è molto chiaro e tangibile, che le persone me lo raccontano con vividezza, e spesso una sensazione di impotenza e/o rabbia molto forte.
Conosco quell’VIII Casa, appartiene anche a me il viaggio negli inferi, da compiere e ricompiere e che per molti è un viaggio senza sosta che si ripete su più piani nel corso dell’esistenza, ma una cosa ho notato che ho sempre saputo solo a livello razionale e che ora sto vivendo come esperienza più incarnata: il dolore di ciò che si è “subito” è assolutamente chiaro alla persona, e l’Io cosciente si identifica in esso in maniera totale, non viene invece vista la parte di responsabilità nel subire tale situazione.
Si è più facilmente dalla parte della vittima oltraggiata, o abbandonata e non si riesce a sentire la propria parte agita nel perpetuare di continuo questo schema di sfiducia e impossibilità di essere accolti che ricrea dunque lo stesso abbandono.
Ogni volta tasto ciò che non viene visto e percepito a livello consapevole, perché nei nostri racconti siamo bravissimi a convincerci che è il mondo cattivo, o il “cattivo altro” di cui ci innamoriamo perdutamente, o da cui siamo ossessionate, che non ci vuole bene come da piccoli e noi non abbiamo nessuna parte attiva in questo, se non l’essere impotenti. Il carnefice lo sentiamo come imbattibile e siamo solo colpevoli dev’aver subito un’ulteriore danno alla ferita originaria. Ma è nelle minuscole frasi buttate lì, nell’espressione del viso, nell’impatto che i “feriti” da abbandono manifestano, che vi è un bel pezzo di responsabilità nascosta anche a loro stessi: IL LORO AGIRE IN PRIMA PERSONA UN ABBANDONO e un finto non interesse sul circostante o su quello che poi diventerà l’amato, o colui per cui ci si strugge in seguito con un sentimento che in genere giunge alle spalle.
Come ci facesse un agguato.
In un modo quindi non avvertito inizialmente, perché all’inizio, quell’inizio dove giace la difesa dell’Io, era un inizio già difeso, già lontano dal Sé profondo. E’ una modalità che ha agito per prima un abbandono preventivo.
In un modo nell’altro, e questo l’ho fatto anch’io per tanto tempo,(e potrei rifarlo se non mi accorgessi ogni volta di dover disattivare l’automatismo), per paura di essere nuovamente traditi e abbandonati, si entra in relazione in una maniera quasi spesso già sfuggente di per sè. Una modalità quasi indifferente, e quindi scardinata oppure in una sorta di attesa vigile di essere di nuovo non ascoltati, non visti e poi lasciati. Spesso nei racconti vi è un “Non pensavo m’interessasse così tanto, all’inizio non me ne fregava niente”. E’ in quell’inizio che va ricercata la nostra difesa, quando abbiamo sostato in uno spazio emotivo, per primi, allontanante ed evitante. Quando noi per primi siamo stati distanti dalla nostra Anima. Quando noi ci siamo traditi per primi. Quanto noi abbiamo tenuto distanti gli altri dal primo istante.
Ho riscontrato questo meccanismo in apparenti frasi innocue, che possono anche pervenire quando si tiene in modo particolare a un incontro amoroso o si va ad un appuntamento importante, frasi distanzianti “forse è meglio che non vada” o “Lo sapevo che non dovevo venire”, oppure sguardi che non incontrano l’altro interlocutore dall’inizio rendendo difficile il contatto emotivo e l’empatia – tenendo dunque a distanza di sicurezza il nemico – una sorta di protezione che protegge ma mette l’altro “fuori dalla porta” da subito.
CHI ABBANDONA CHI ALLORA?
Si è stati abbandonati per primi e si continua ad abbandonare senza accorgerci, chiedendo inconsciamente all’altro però di inseguirci, acchiapparci TENERCI FORTE? Andando a cercare il miracolo che nel passato non è accaduto?
Ho riscontrato su di me questa cosa tanti anni fa, quando qualcuno a cui tenevo molto e che credevo mi tenesse a distanza, mi disse “Credi sia facile capirti e raggiungere il tuo sguardo o il tuo sorriso?”. Io che credevo di essere così solare, così aperta e anzi fin troppo disponibile ad assorbire tutto, invece mi ponevo col viso serio e senza nessuna porta d’ingresso per far entrare o farmi decifrare. Il mistero dell’VIII casa, l’impenetrabilità che diviene a sua volta vittima dell’impenetrabile e del rifiuto.
Quello che passava di me, non era la mia solarità, che forse sentito nel cuore ma non mostravo assolutamente, ma una grande impermeabilità, come energia iniziale. Energia iniziale inconscia appena si entra in un ambiente, ci si presenta a qualcuno, o si ha un rapporto con un terapeuta o si sta per innamorarsi ma si crede di no. Con il mio analista entravo nello studio e stavo in silenzio per minuti interi, in una specie di broncio quasi offesa arrabbiata di chissà che. Poi ho scoperto che ero arrabbiata che lui potesse vedermi dentro, vedermi davvero e scorgere la mia anima senza filtri. E questo mi faceva sentire nuda.
Nuda come nell’VIII Casa e chi cerca di proteggersi per non mostrarsi perché ha paura di nuovo di essere tradito e perpetua il tradimento continuamente senza accorgersi, per poi soffrire di non essere visto, tenuto e amato come vorrebbe.
Mi sto permettendo di vedere e poter vedere quei sottili meccanismi che “buttiamo lì”…. come quando io tanti anni fa suonavo alla porta nell’orario delle mia seduta, e gli istanti che precedevano l’apertura della porta, quando erano più lunghi di qualche minuto, già scatenavano in me una sorta di certezza e prontezza alla fuga “Ecco lo sapevo non c’è nessuno ad aspettarmi, meglio che vada”.
E questo la dice lunga su quanto l’abbandono scavi nelle minuscole nostre reazioni che tentiamo di non vedere, ma che sono da prendere per mano e rendere consapevoli, per rendere onore alla nostra piena responsabilità dell’agire. Responsabilità, che può divenire nel passaggio successivo LIBERTà di spezzare la catena del passato e creare il nostro presente e futuro senza ripetere le antiche ferite.
Anna Elisa Albanese
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Immagine 1: quadro di františek kupka
immagine 2: Katherine Goncharova – Ekaterina Yurevna Goncharova –
4 risposte
ho un ottava casa vuota….i pianeti sono altrove….ma le tue parole ci sono….eccome….
con plutone e urano di nascita in VIII casa, questa tua lettura mi ha intenerito…mi sono spesso colpevolizzata per perpetrare questa parte di me cosi sofferente, proprio in questi giorni mi stavo chiedendo come mai continuassi a mettere il fuoco su personaggi che mi fanno sentire la loro intermittenza e scappo da chi puo’ davvero riconoscermi? Per me è già un risultato uscire dal ruolo di ‘piccola fiammiferaia’, è già stato un risultato poterlo sentire dopo anni di ‘principessa sul pisello’; tutti atteggiamenti che nascondevano comunque la ferita: non importa se scappando o subendo….due lati della stessa medaglia. Provo a starci oggi….grazie Elisa.
Interessante riflessione… da persona con stellium in casa 8^ (composto da Sole, Mercurio e Marte) opposto a Giove in 2^ direi che senz’altro confermo quell’iniziare i rapporti stando un po’ sulla “difensiva”, con cautela, valutando attentamente chi si ha di fronte… forse anche per evitare i cosiddetti “fuochi di paglia”, che infine portano solo alla sensazione di essere stati velocemente “divorati” e altrettanto velocemente “espulsi” (tanto per restare sempre su delle tematiche care all’asse seconda-ottava! :D).
Alla tua attenta analisi però vorrei fare una piccola aggiunta. Quando la sensazione di abbandono perdura anche nell’età adulta, a mio avviso, c’è anche una problematica legata al POTERE PERSONALE, cioè una situazione in cui noi continuiamo a percepire noi stessi come dei bambini inermi e vediamo nell’altro il genitore che non ha soddisfatto le nostre aspettative e i nostri bisogni. Riconosciamo quindi il POTERE dell’altro, e gliene riconosciamo fin troppo, ma non riconosciamo assolutamente il nostro. vedendoci come delle creature totalmente fragili ed indifese, in balia della vita e del prossimo. Credo quindi che Plutone, in quanto signore della casa 8^, ci inviti a riconoscere sì il potere degli altri, ma anche il nostro, insegnandoci a collegarci ad esso.
Ciao cara Alison,
grazie per la tua bellissima risposta. E’ assolutamente vero quello che dici, Il POTERE PERSONALE, a cui ci conduce Plutone e i suoi transiti soprattutto, ma anche chi come te ha una massiccia presenza di pianeti in Casa VIII. Bella l’immagine dell’essere “divorati”, è esattamente così, e per tanti anni l’ho proprio sentito avendo un’Asse II – VIII, quindi ci ho messo tanto a capire che la mia Casa II, si sentiva totalmente vuota…. come una piccola fiammiferai elemosinante, ed è partito da lì il cammino. Dal riempire “da dentro” le mie risorse personali, e non sentimi più sbranata o spolpata da nessuno, perché ricca in pieno possesso di talenti e risorse che è possibile preservare, coltivare e condividere in modo sano. Grazie e buon cammino anche a te. Anna Elisa