Ci sono stati tanti anni, in cui “Nettuno”, il Dio dell’illusione e di tutte le dipendenze come può essere quella dall’amore, ha avuto la meglio su di me. Solo tanto tempo dopo ho compreso, che il mio obiettivo era trascendere. Solcare dei confini. Il vero significato di Nettuno, è l’arrendersi a qualcosa di più grande di noi. L’amore è stato il mezzo per viaggiare dentro e fuori dalla mia Anima e fare percorsi lunghissimi di cui a malapena poi riuscivo a ritrovare la strada del ritorno.
L’amore incorrisposto, l’amore lontano, l’amore impossibile, sono stati per me l’unica fonte per provare l’incanto delle emozioni. Rileggere adesso i miei scritti non fa più male, rimane quella sospensione che a volte mi manca, rimangono i tonfi nel petto, meravigliosi tonfi di vita.
L’unico modo per trovarmi è stato quello di perdermi nell’idealizzazione amorosa di qualcun altro. Non ho mai ottenuto davvero la sua presenza concreta accanto a me, ma ora mi chiedo, la volevo davvero?
Cosa cercavo se non semplicemente le emozioni fortissime dell’incontro? Il cammino per andare incontro a un altro essere, il percorrere la distanza che intercorre tra due individui. Avvicinare sempre di più il confine che ci tiene separati da qualcun altro. L’intimità delle Anime. Questo ho cercato e spesso trovato e conosciuto, come vera esploratrice di ombre profonde, che possono rendersi visibili, solo nel contatto, spesso sofferto, con il desiderio dell’altro, l’amore se così lo possiamo chiamare anche quello immaturo, e l’intimità dello svelarsi nello spazio intangibile delle sessualità.
Anna Elisa
La perfezione
La perfezione
quando c’era stata
si era nascosta bene –
Nelle mutevoli distese di silenzio
tra picchi di abbandoni
solo rimandati
e frenesie di averti ugualmente,
piccola radura
e dolce anfratto
respirare piano
appoggiata col mio viso al tuo petto,
perché Dio mio
non ho cercato abbastanza
perché ora mi chiedo
nessuno me l’ha detto
Maggio 2008
Se nelle ampolle
Se nelle ampolle di grano è rimasto un po’ di zucchero
vorrei assaggiarlo
per farmi da madre dolce quando piango
ma
rimane
solo
pulviscolo che si alza illuminato da luce
non cantano grilli –
non si agitano merli –
Solo una coltre di note nella mia testa
come cuori infermi
sogno
di
addormentarmi come dopo una favola
sperare di cavalcare sulle braci bianche
che non fan male –
giugno ’05
Mentre noi
Il fumo si sparge fitto nella tua stanza
mentre noi
teneri sconosciuti
ce ne stiamo accoccolati sulla poltrona nera
Il nostro battello ci conduce alle porte della notte
e più lontano ancora –
Non avremo la forza per tornare indietro
ce ne staremo così attanagliati e immobili
nel nostro mare desideroso di voci
e
antiche
parole d’amore
4 luglio ‘97
L’imprevisto
L’imprevisto di trovarmi in un’ antica ferrovia della Sicilia
nel caldo polveroso dell’attesa
sottile percezione di caduta – magnifica vertigine
il non sapere della mia notte
se sarò accolta
se saprai darmi calore o distacco
estraneità del tuo corpo ancora nuovo
la terra bruna è così bella e mi lascia muovere come sospesa –
emano colori
Senza una meta precisa tutto si sfalda davanti a me
ed io sento l’ora – il minuto – l’istante
di una granita alla frutta
in un luogo che non è casa mia
e mi arrendo all’insospettabile quiete
Mi avrai stanotte
avrai i miei sospiri e il desiderio – la pelle viva – il vino nel sangue
ma adesso nell’asfalto caldo di questo giorno
senza sosta
nei rapidi lampi di me stessa capisco
che la cosa più bella non sarà dopo
non sarà noi
Ma solo adesso –
Il mio cappello di paglia si scioglie al sole
libertà infinita
e dolce ricamo il mio camminare
su strade sconosciute
sorrisi amabili
le persone intorno fondono lievi gesti
e splendidi gingilli al mio presente
inquieto
sospeso
L’imprevisto di trovarmi in un’ antica ferrovia della Sicilia
26 luglio 2006
Siamo in due mondi
Ascolto
Aspetto
Taccio
Avrei voglia di vederti ora
e far esplodere i silenzi –
Siamo in due mondi che si toccano curiosi
con i polpastrelli delle dita
ma ancora non sanno stringersi forte
sfiorare il cielo
condividere la notte
e piangere le stelle
Venezia, settembre ‘97
Se la tua pelle
Se la tua pelle non la voglio avere
lasciami sospesa
sempre ebbra di provocazioni che fanno male
dolori che inseguo di desiderio straziato
in cui sono sempre fuggita
fino ad ora
e ho nascosto il mio cuore
nel facile corpo che non mi svela
nel facile disprezzo per chi mi ha preso
e poco sa di me
ed io lascio lì nell’angolo della mia fiducia che mai concedo
Se la tua pelle non la posso toccare
entra dentro con violenza nel riccio
che nascondo nel petto
di rabbia e affetti violati nei miei occhi di bambina
saziami di parole e sogni di altri mondi immaginari
lascia che sia turbata
un poco
da un meccanismo che non conosco
da un gioco puro che non conduco
così che fragile non possa difendermi
nella carne che mi annebbia
del tuo sesso conosciuto –
Lasciami diventare solo spirito
ai tuoi occhi
24 giugno ‘05
Bianco
Pare strano nell’ora del tramonto trovarsi avvolti dall’aura scura
di un ospite inatteso
se ne sta lì con gli occhi grandi
come un lupo nella penombra
ascolta l’incedere del mio respiro che nel silenzio di rondini
è l’unica cosa viva
tra il mio corpo lieve ancor più lieve e stupido adagiato a te
straniero
adoro il non sapere nulla se non questo
l’incostanza di un momento
il netto colpo che separa me stessa
assenza assoluta
dalla presenza mai piena –
Come luna smangiata da nuvole nulla sarà mai più
Bianco
13 giugno ‘06
Ghiaia nel cuore
Grani di vento
mentre cammini nei tuoi giorni di parole stupide
azioni lievi
di vita accennata su scambi logici
rotaie ordinate corrono dritte e parallele
perché mai possano mischiarsi al liquido denso
aroma aspro e dolce di sangue e saliva
e ghiaia nel cuore
chissà se mai la potrai sentire
quella sciabolata nel petto che ti fa’ cadere
senza più domande assorto solo
arreso divino
vinto per sempre
le nuvole in cielo quel giorno potrebbero ridere
ed ubriacarti di luce
23 maggio ‘05
Nel nostro deserto
Lasciami qui nel mio strazio uguale a sempre
mai avrò pace con i tuoi baci di sabbia
nel nostro deserto solo ombre
e
rintocchi di tempo finito
e bugiardo
si intrecciano nel silenzio amorevole
dei nostri sguardi
gennaio ’08
Ventiseimaggio
Se il mio mondo dentro ora sgusciasse fuori
si riverserebbe nelle strade
come coriandoli volerebbe nel vento
azzurro
planerebbe sui nostri sentieri di parole
normali
mentre guardo la tua maglietta blu
sorrido ancora
e svolazza la mia gonna leggera
arresi i miei occhi non ancora abbastanza
resisto al tuo viso
al sole sulle nostre guance
amabile maggio nel giorno del tuo compleanno
sono ancora accanto a te nei tuoi silenzi
nei tuoi cupi pensieri lascia spazio
perché come brina io possa posarmi
26 maggio ’04