Di Anna Elisa Albanese
– Diario di una segreta simmetria – Sabina Spielrein tra Jung e Freud
Sarebbe difficile per me parlare approfonditamente di questo caso, il caso Jung- Spierlein-Freud, questa complessa triangolazione di cui Aldo Carotenuto ci mostra un’attenta e completa analisi. Ho letto questo libro anni fa, in corrispondenza all’uscita del film di Roberto Faenza, “Prendimi l’Anima” e ora l’ho ripreso in mano e rileggendolo l’ho assorbito in maniera diversa, più completa. E’ mia intenzione ora dare solo degli spunti di riflessione riportando dei pezzi tratti dal libro “Diario di una segreta simmetria” di Aldo Carotenuto, che danno una traccia molto generale degli avvenimenti e di ciò che più mi ha colpito, in modo soggettivo certo, scelti perché stimolavano una mia visione, una mia angolazione.
l – L’inizio: Sabina nei confronti di Jung
“ Lo spirito indagatore di Jung deve averlo spinto prepotentemente verso la ragazza che forse non aspettava altro che legarsi a qualcuno. Difatti dalla cartella clinica e dal diario della Spielrein, sappiamo che Jung non fu il primo medico verso cui Sabina indirizzò i suoi sentimenti più profondi. A partire dall’innamoramento per lo zio medico, fino al matrimonio sempre con un medico, Sabina manterrà una sorta di vulnerabilità nei confronti di ‘ colui che cura’. (pag.90)
“Sabina secondo la descrizione di Jung , non poteva più guardare nessuno, teneva nascosta la testa, a ogni contatto mostrava la lingua con segni di estremo ribrezzo .
In particolare il paziente schizofrenico non osserva mai il terapeuta direttamente, oppure , se lo fa, sembra che i suoi occhi vadano ben oltre. In linea generale si può affermare che quando uno schizofrenico non riesce a guardare qualcuno direttamente, ha soprattutto il timore (quindi il desiderio) di perdersi nell’altro. Forse nella persona schizofrenica , più che in qualsiasi altra, questo desiderio di fondersi è il desiderio del paradiso terrestre, l’utopia in cui ogni uomo, costruendo la propria ideologia, ardentemente aspira. Questa fusione però comporta anche la distruzione dell’altro e non sempre un simile risultato può essere accettato. Allora invece di fondersi, il paziente schizofrenico tenta di far male soprattutto a se stesso.” (pag .91) .
Jung è la prima persona che Sabina riuscirà a lentamente a guardare e da cui si farà a sua volta guardare. Per Sabina Jung diventa il suo salvatore, il primo assoluto che la riporterà alla vita. Nel transfert che ha Sabina verso Jung l’attaccamento è maggiore, “ nel transfert psicotico l’attaccamento lipidico è enormemente maggiore, quasi animalescO. L’analista non è come se fosse il padre, ma è il padre che si ama teneramente. Questa mancanza di simbolizzazione fa’ si che ciò che emerge dal rapporto non sia vissuto come una ri-edizione , ma si vissuto come un sentimento autentico che tragicamente il paziente vive come tale. (pag. 91)
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“ Il padre che il paziente vede nel proprio analista non è il padre di un figlio ormai diventato adulto , ma è il padre della prima percezione, vale a dire del bambino piccolo; quindi una persona potentissima che tutto può nei confronti del figlio. Un esempio pratico ed evidente lo possiamo rintracciare nel desiderio di Sabina di reinterpretare con Jung le stesse dinamiche al tempo vissute con suo padre: la richiesta di essere obbligata a fare le cose ed essere maltrattata.” (pag 92 )
“ …’Questi occhi intelligenti ‘ sospirava talvolta, oppure si commuoveva profondamente quando gli parlavo di qualcosa, che lui aveva già pensato, sentito, scritto, (ancora non pubblicato) nel modo identico. E io ero pronta a morire per lui a donargli la mia innocenza. Era il mio primo amore giovanile. Una vita senza di lui, o che almeno non fosse dedicata a lui, al bambino che volevo dargli, mi sembrava impossibile. Per lui scrivevo delle poesie, per lui componevo delle canzoni, pensavo soltanto a lui di giorno e di notte. (….) A volte sento così forte l’intensità della mia passione e l’affinità delle nostre anime che mi chiedo se non avrei dovuto strapparlo completamente alla moglie….” (11/09/1910 Dal diario personale di Sabina Spielrein)
2 – L’inizio: Jung nei confronti di Sabina
“Senza dilungarmi sulla definizione di contro-trasfert, intenderò questo concetto come la risposta emotiva dell’analista al materiale inconscio e conscio a lui offerto dal paziente. Non voglio dire che lavorando con gli psicotici la risposta emotiva dell’analista debba essere necessariamente psicotica, però può accadere, come vedremo nel caso di Jung, che la psicosi dell’altro sia capace di snidare alcuni nuclei psicotici che, molte volte, anche una buona analisi non riesce ad individuare.” (pag 93).
“ Sappiamo che gli psicotici, proprio per la loro dimensione particolare, sanno leggere dentro di noi con vera perspicacia . E’ facile immaginare che Jung abbia iniziato una sua ‘analisi’ proprio nel rapporto con Sabina. (…) Sabina è una donna, essa può facilemente colpire l’inconscio, l’Anima di Jung, e allora le possibilità di resistenza vengono praticamente ridotte a zero. (…)
Ora Sabina deve avere espresso , nella situazione in cui era Jung, una tipica immagine dell’Anima, attraente e respingente, meravigliosa e diabolica, esaltante e deprimente. Ma questo Jung non poteva saperlo. L’unica osa di cui si sentiva consapevole era l’estrema dedizione offerta a questa ragazza. Essa deve avergli risvegliato , forse per la prima volta nella vita, un tipico sentimento che potrebbe andare sotto il nome di amore.” (pag. 94/95)
“In ‘Aion’, Jung equipara l’Anima alla Madre, quale simbolo di ciò che avvolge, contiene, ma allo stesso tempo soffoca. Anche Sabina si troverà spesso a incarnare i panni della madre, ma a questa personificazione se ne aggiungeranno , di volta in volta, altre: la sorella, la donna amata, la dea celeste e la strega infernale. Più in generale, possiamo dire che i rapporti di Jung con il femminile sono all’insegna del legame simbiotico, continuamente minacciato da una radicata ombra di diffidenza, che egli fa derivare da una precoce ferita materna . (….).
Che Sabina abbia rappresentato l’occasione per “il ritorno del rimosso” è confermato dalle parole di Jung : “Lei riderà se Le dico che negli ultimi tempi riaffiorano in me ricordi della prima infanzia” (lettera a Jung a Sabina Spielrein) .
L’aspetto inquietante e sfuggente del femminile, soprattutto di un certo tipo di femminile (la donna ferita), fungeva da polo attrattivo e repulsivo al tempo stesso, a cui Jung contrapponeva quell’alveo di certezza e affidabilità che era il suo matrimonio con Emma, ma che certamente non poteva bastargli.” (p. 98/99)
3 – Sabina e Jung: Un rapporto perturbante
“Nella situazione analitica non può esistere, in particolar modo all’inizio alcuna simmetria. Com’è facilmente intuibile , non può servire la volontà dell’analista di porsi su un piano di parità, a cancellare l’asimmetria del rapporto, perché la realtà è nelle cose stesse. La disparità tra il paziente e l’analista è responsabile, in primo luogo, di un processo psicologico descritto da Melanine Klein. Mi riferisco all’identificazione proiettiva che consiste nell’espellere e situare nell’analista parti del proprio Sé (buone e cattive) non il desiderio onnipotente di poterle controllare. In questa condizione il legame che si viene a creare fra il paziente e l’analista , acquista in certi casi, una forze pressoché indistruttibile. Tale legame sembra avvicinarsi all’amore , viceversa ne differisce perché l’intensità dei sentimenti che il paziente proietta sull’analista rende quest’ultimo di gran lunga più potente dell’altro.” (p. 101)
“Quando Jung confessa di sentirsi insicuro di fronte alla ragazza, in realtà rivela un’altra condizione tipica, quasi ‘ontologica’ dell’innamoramento: il sentirsi deboli o fragili a cospetto di un sentimento che può travolgerci. (…) Non bisogna mai dimenticare che questo amore tra Jung e Spielrein nasce all’interno di un rapporto analitico dove, almeno nelle battute iniziali, l’analista non si mostra debole; e non solo nei fatti concreti, ma anche nell’universo simbolico della paziente, è vissuto come un dio misterioso, intoccabile, inconoscibile; poi come un padre comprensivo, teneramente amato, che protegge e porta in salvo. Se da questa situazione si passa a un’altra nella quale l’analista parla di sé e svela la sua umanità sofferente, allora è come se un patto venisse trasgredito. In questi momenti la paziente può avere la sensazione di perdere definitivamente un’illusione, di perdere un paradiso terrestre e smettere, forse bruscamente, di essere una bambina. (…) In un certo senso il dio abbandona la dimora abituale nel fondo dell’anima della paziente e risorge, dopo essersi ucciso, sulla terraferma. Al posto del dio ora c’è l’essere umano che soffre e ama come lei. (…)
Accade in analisi quando certo patti si rompono: inquietudine, turbamento e confusione si impadroniscono della paziente, che conosce per dirla con Freud , la verità del perturbante. Si tratta di uno spavento e di un’angoscia che proviamo di fronte a qualcosa di nuovo ed estraneo e nello stesso tempo di antico, di noto, di famigliare. Il perturbante implica ambivalenza, ambiguità, conflitti di giudizio.
Il rapporto tra Spielrein e Jung fu perturbante. Fu la nascita di un dio che è come il profumo di Baudelaire : si può goderne, ma non è ,ai completamente qui, è insieme corpo e negazione del corpo.” (pag.102/103)
3 – Lo scioglimento e l’abbandono –
“Credo allora , per introdurre un altro atto della drammatica vicenda, che il problema possa essere così impostato. Jung in un primo momento s’impegna con ardore per la salvezza della sua paziente e ci riesce in pieno, se noi guardiamo la successiva carriera di Sabina Spielrein. Ma questo suo successo richiede il prezzo dell’innamoramento. Jung non si tira indietro perché si illude di trovare quell’insieme di pure sensazioni che fino allora gli erano state negate e che forse non aveva trovato nel suo matrimonio. Sabina da parte sua, ama molto Jung, non solo per la salvezza che egli ha rappresentato per lei, ma anche perché, intelligente e colta com’è, capisce immediatamente la statura spirituale dell’uomo che ama.
La piccola Sabina però vuole anche altre cose che Jung non riesce a dare; l’atteggiamento di Sabina è tale che Jung è costretto a comportarsi in modo incredibilmente cattivo, con assoluta mancanza di gusto. Tutto crolla , almeno per il momento, per Sabina, non solo all’esterno, ma anche nel suo mondo endopsichico, per cui deve necessariamente cercare un altro sostegno, qualcuno a cui narrare la bella e nello stesso tempo devastante avventura.” (pag.111)
“ Mi sono abbastanza analizzata, mi conosco a sufficienza, e so che l’amore platonico a distanza sarebbe per me la cosa migliore, reprimere il sentimento per me non va bene…(…)
Una frase mi perseguita continuamente: Giuditta amava Oloferne e dovette ucciderlo. Professore, io sono tanto lontana dal dover accusare il Dottor Jung davanti a Lei!! E’ vero il contrario: sarei felice se qualcuno potesse provare che è degno del mio amore, che non è un mascalzone. Per tre mesi ho analizzato tutto, mi sono immersa nella natura e ho cercato di salvare me e il mio ideale. (10/06/1909 Lettera di S. Spielrein a S. Freud)
“Quando si cerca di “mantenere rimossi i sentimenti di impotenza riguardanti la propria vita” è facile che l’aggressività e la distruttività che ne scaturiscano siano rivolte all’esterno, verso come quella persona che viene avvertita come la responsabile del proprio abbandono. Ma per Sabina la situazione era diversa. Da sempre abituata a rivolgere contro se stessa la negatività dell’esperienza, ella rischia di essere doppiamente vittima del suo dolore, quello procuratele dalla separazione e quello causato dal non-senso di un’esperienza traumatica che non riesce a rimandare all’esterno.
Da questo punto di vista il tentativo di parlare con Freud non può essere letto come un mero atto vendicativo, bensì la necessità di recuperare nel racconto , un disegno che la separazione ha mandato in frantumi.” (pag 125)
“ … Io credo che lei ami ancora tanto il Dott. Jung perché non ha portato alla luce l’odio che gli si addice ..” (08/05/1913 Lettere di S. Freud a S. Spierlein)
“Dopo tutto Lei è ancora oggi innamorata di Jung, se non è adirata con lui come dovrebbe, se vede ancora in lui l’eroe su cui si scaglia la masnada…..
Naturalmente io le auguro di gettar via come roba vecchia il Suo ideale infantile del campione e dell’eroe germanico .. . Con il suo fuoco interiore infiammi i suoi propositi di vita invece di bruciare se stessa .” (12/06/1914 Lettera di S. Freud e S. Spierlein)
Conclusione:
Ho tralasciato la parte storica biografica, la diagnosi precisa di Sabina e il rapporto complesso tra Freud e Jung e la sua evoluzione anche in rapporto al caso Spielrein.
Ho solo tratteggiato le parti che spiegavano e cercavano di far luce sulle reazioni emotive di entrambi (Jung e Sabina) nel difficile rapporto medico- paziente, che in questo caso si allarga fino a diventare rapporto uomo- donna, padre – figlio, figlio – madre, vittima – carnefice ecc.
La segreta simmetria del rapporto Jung e Sabrina, è stato uno dei molteplici rapporti con il femminile – Anima, che hanno insegnato a Jung il contro – trasfert, la delicatezza del setting analitico e i pericoli in essi nascosto. La prima volta come esseri umani pionieri nel mare delle proprie emozioni, Freud e Jung hanno attraversato la scoperta della psicoanalisi e delle sue sotterranee correnti.
Nella moltitudine di proposte di cura che mi capita di vedere ogni giorno nella mia vita, tra scuole analitiche, counselleur, astrologi e “guru” in ogni forma e declinazione, spesso mi ritrovo a interrogarmi sulla pulizia degli intenti, sulla difficoltà più grande che si incontra e che spesso è proprio la questione più sottovalutata: cosa metto in scena di mio nel rapporto a due che stabilisco con un paziente/cliente? Quali sono le proiezioni e suggestioni mie a cui non faccio attenzione? Cosa c’è di mio in quello che vedo o non vedo?
Stiamo parlando di anime preziose che si incontrano, cerchiamo di aver cura di tutto quel magico equilibrio – disequilibrio che si crea. Preserviamolo e puliamo il campo con tutta la sensibilità possibile. Puliamo noi stessi e osserviamoci dal profondo e con onestà. Quali sono le intenzioni?
“Ora l’errore di Jung , non consapevole della situazione, è stato quello di uscire dal patto analitico. Si può dire che anche questo aspetto attiene al problema della ‘morte’. Se sei felice e il tuo amore è fuori dall’analisi, sei ‘morto’ per il tuo paziente. Se invece vuoi vivere il tuo affetto nel rapporto analitico allora la morte è data dalla dissoluzione dell’analisi.” (pag.113)
Anna Elisa
Tutti i brani sono tratti da :
Aldo Carotenuto
Diario di una segreta simmetria –
Tascabile Bompiani, 2003 –
Sabina Spielrein
CORSI DI ASTROLOGIA UMANISTICA CALENDARIO 2017/18
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