ALBERT CAMUS, 7 novembre 1913, SCORPIONE ascendente VERGINE
RENè CHAR, 14 giugno 1907, GEMELLI ascendente LEONE
La meraviglia del sentire la visione più grande tra due anime affini.
“…. Lei è in grado di sollevare il mondo. Solo deve cercare, dobbiamo cercare il punto di appoggio.
Sappia che almeno non è solo in questa ricerca. Quello di cui forse non si rende conto bene , è fino a che punto lei rappresenti un bisogno per coloro che la amano e che senza di lei, non varrebbero più molto.
Si parla del dolore di vivere. Ma questo non è vero:bisognerebbe parlare del dolore del non vivere. E come si può vivere in questo mondo di ombre? Senza di lei, senza due o tre esseri umani che rispetto e a cui voglio bene, le cose mancherebbero decisamente di spessore. Forse non le ho detto questo a sufficienza, ma non è nel momento in cui la sento in difficoltà che farò a meno di dirglielo.
Ci sono così poche occasioni di vera amicizia oggi, che gli uomini ne hanno troppo pudore a volte. E poi ciascuno ritiene l’altro più forte di quel che non sia, la nostra forza sta altrove, nella fedeltà. Ciò significa che essa sta anche nei nostri amici e che essa ci viene a mancare in parte se essi ci vengono a mancare. Per questo caro amico lei non deve dubitare di se stesso, nella sua opera incomparabile, questo vorrebbe dire dubitare di noi e di tutto quello che ci innalza.
Questa lotta non finisce mai, questo equilibrio spossante,( e fino a qual punto a volte mi sento esaurito) uniscono oggi, almeno alcuni di noi. La cosa peggiore dopo tutto sarebbe morire soli e pieni di disprezzo. E tutto quello che lei è, o che fa’, si situa oltre il disprezzo. (…)”
Parigi , 26 ottobre 1951
Albert Camus, lettera di Albert Camus a Renè Char
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” La libertà è in seguito il vuoto , un vuoto disperatamente da inventare.
Dopo, cari eminentissimi prigionieri, c’è l’odore sgradevole del vostro discioglimento. Come questo vi potrebbe sorprendere?
Bisogna amarla, questa nudità che ci altera, lustro di una verità dal cuore arido e dal sangue convulso.
Se devi ripartire, appoggiati contro una casa dai muri a secco.
Non preoccuparti mai dell’albero, grazie al quale, da molto lontano, la riconoscerai.
I suoi frutti provvederanno alla sua sete.”
Renè Char – ‘Aforismi da ‘Contro una casa dai muri a secco’
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Da “L’estate” di Albert Camus
“Sono cresciuto sul mare e la povertà mi è stata fastosa, poi ho perduto il mare, tutti i lussi mi sono sembrati grigi, la miseria insopportabile. Da allora aspetto. Aspetto le navi del ritorno, la casa delle acque, il giorno limpido. Paziento, cerco con tutte le forze di essere gentile. Mi si vede passare per belle strade dotte, ammiro i paesaggi, applaudo come tutti, porgo la mano, non sono io chi parlo. Mi lodano, sto un po’ soprappensiero, mi offendono,, mi stupisco appena. Poi dimentico e sorrido a chi mi oltraggia, o saluto troppo cortesemente chi amo. Che posso farci se ho memoria per una sola immagine? Finalmente mi ingiungono di dire chi sono. “Niente ancora, niente…”
– Così io che non possiedo nulla, che ho donato la mia fortuna, che sto accampato vicino a tutte le mie case, sono tuttavia soddisfatto quando voglio, sono sempre in procinto di salpare, la disperazioni non mi conosce. Non c’è patria per il disperato e io so che il mare mi precede e mi segue, ho la follia sempre pronta. Coloro che si amano e sono separati possono vivere nel dolore, ma non è disperazione: essi sanno che l’amore esiste. Ecco perché io soffro dell’esilio con gli occhi asciutti. Aspetto ancora. Verrà il giorno finalmente …
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«Albert Camus, Scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1957. Personaggio di
altissimo valore intellettuale e morale, sempre controcorrente, spesso
tormentato, alfiere di un nuovo umanesimo.
Il suo lavoro è sempre teso allo studio dei turbamenti dell’animo
umano di fronte all’esistenza, in balia dell’assurdo, ossia
dell’irrazionalità che causa sofferenza inutile e senza significato, da
cui il termine assurdismo usato talvolta per definirne la filosofia.
L’unico scopo del vivere e dell’agire, per Camus, che pare esprimersi
dialetticamente fuori dell’intimità esperienziale, sta nel combattere,
nel sociale, le ingiustizie oltre che le espressioni di poca umanità, come la pena di morte. … “Vi è solamente un problema filosofico
veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non
valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale
della filosofia.” (Il mito di Sisifo). Muore in un incidente stradale
a soli 46 anni.»
Tratto da “Incursione nei regni inferi“ di Enzo Barillà
Albert Camus e Renè Char
René Char – Poeta
Nato a L’Isle-sur-la-Sorgue nel 1907, ha trascorso tutta la giovinezza in Provenza il cui paesaggio è sempre presente nella sua poesia. Ha partecipato alla resistenza . In fase surrealista ha scritto Artine (1930), Il martello senza padrone (1934). Alla resistenza sono ispirati i Fogli di Hypnos (1946) che gli diedero la notorietà. Ha il gusto per la fulminea audacia delle immagini e uno stile duramente opposto all’eloquenza, duro e contratto fino all’aforisma. Nelle opere successive è poeta essenzialmente lirico: Ricerca della base e della sommità (1955), Poesie e prose scelte (1957), Comune presenza ( 1964): Char crede nel linguag gio come accordo armonico tra immaginazione e natura, sa fondere in ogni frase una straordinaria e a volte enigmatica tensione co municativa. Densamente metaforici e simbolici sono La notte tali smanica ( 1972), La nudità perduta e altre poesie ( 1978).
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Albert Camus
biografia e opere
Albert Camus nacque a Mondovi (Algeria) il 7 novembre 1913 da una famiglia francese residente in Algeria. Ad Algeri studiò, in condizioni economiche difficili, e cominciò a lavorare come attore e giornalista. Dal 1940 a Parigi, partecipò alla resistenza. Nel dopoguerra fu caporedattore del giornale «Combat». Nel 1957 ebbe il nobel per la letteratura (con questa motivazione: “for his important literary production, which with clear-sighted earnestness illuminates the problems of the human conscience in our times”).
Nel 1958 compra una casa a Lourmarin (Provenza). Il 4 gennaio 1960 parte per Parigi in compagnia di Michel Gallimard: morì a causa di un incidente automobilistico, a Villeblevin (Yonne): la sua Facel Vega si schiantò contro un platano sulla nazionale Sens-Paris mentre correva a 140 Km l’ora.
Opere
Nel 1936 Albert Camus pubblicò il suo primo scritto, Rivolta nelle Asturie (Révolte dans les Asturias), edito da Edmond Charlot: con Charlot partecipò poi alla rivista «Rivages», insieme a Gabriel Audisio, Jean Grenier e altri. Camus si affermò nel 1942 con il romanzo Lo straniero (L’étranger) e con il saggio Il mito di Sisifo (Le mythe de Sisyphe). Personaggio narrante de “Lo straniero” è Meursault, un modesto impiegato di Algeri. Riceve un telegramma che gli annuncia la morte della madre, ricoverata in un ospizio per vecchi a Marengo.
Parte per recarsi al funerale e, dopo le noiose formalità, seppellisce la madre in una specie di indifferenza abulica. Il giorno successivo, di ritorno a Algeri, va a fare il bagno al porto. Riallaccia i rapporti con Marie Cardona, una ragazza conosciuta molto tempo prima. Riprende indifferente il lavoro e tutte le sue abitudini. Una domenica, invitato da Raymond Santès, un vicino di casa, si reca fuori città. Sulla spiaggia incontrano due arabi che da tempo seguono Raymond per vendicare una sua antica amante, anche lei araba. Nella lite che ne segue Raymond viene ferito. Più tardi Meursault ritrova per caso i due arabi. In tasca ha una rivoltella. Uno degli arabi estrae il coltello, lui accecato dal sole spara. Spara ancora quattro volte sul corpo inerte. Segue l’arresto, l’istruttoria, il processo.
La giuria lo condanna alla ghigliottina. Nella cella dei condannati a morte Meursault riceve, dopo averla rifiutata tre volte, la visita del cappellano. Il colloquio si risolve in uno scontro: Meursault ha poco tempo da vivere e non vuole sprecarlo con dio nel quale non crede. Ma quando il cappellano esce, ritrova, nell’accettazione del suo destino assurdo, una specie di pace.
Raggiunse vasta rinomanza con una seconda opera narrativa, La peste (La peste, 1947). Attraverso la descrizione di una città assediata dall’epidemia, “La peste” propone una allegoria della guerra e dell’occupazione nazista e una più vasta della condizione umana. Siamo a Orano (Algeria). Gli avvenimenti di cui si dà la cronaca immaginaria sono narrati in terza persona dal dottor Rieux, e si dicono avvenuti nel 194…, dall’aprile al dicembre.
L’epidemia si estende irrefrenabile, i morti si moltiplicano giorno per giorno. La città è isolata dal resto del mondo. In questa condizione di assedio la vita, lentamente, riprende alla meglio. C’è chi cerca di distrarsi e di stordirsi, chi è immobilizzato dalla paura, chi approfitta della situazione per arricchirsi, chi cerca coraggiosamente di lottare. A poco a poco la morsa del morbo si allenta. L’epidemia cessa, la città torna libera, i suoi abitanti si abbandonano di nuovo al sonno dell’incoscienza. Ma Rieux invita a restare vigili, perché «il bacillo della peste non scompare mai».
Parallela è la sua attività teatrale, con Il malinteso (Le malentendu, 1944), Caligola (Caligula) che aveva già scritto nel 1938 e che fu rappresentato nel 1945, Lo stato d’assedio (L’état de siège, 1948), I giusti (Les justes, 1950). Del 1951 è il saggio L’uomo in rivolta (L’homme révolté). E’ il saggio che gli procura la rottura ufficiale con Sartre: essa esplode nel 1952 sulle pagine di «Les Temps modernes», ed è subito insanabile.
A esso seguirono riduzioni teatrali da Faulkner, Lope de Vega, Dostoevskij, e i racconti La caduta (La chute, 1956), e L’esilio e il regno (L’exil et le royaume, 1957).
Postumi furono pubblicati i Taccuini (Journal, 1962-1964), e il romanzo giovanile La morte felice (La mort heureuse, 1971).
Biografie da:http://www.riflessioni.it/enciclopedia/camus.htm
Albert Camus
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