ERICH FROMM, 23 marzo 1900, ARIETE ascendente BILANCIA
Solo le qualità che sorgono dalla nostra ATTIVITà SPONTANEA danno forza all’io e formano per tanto la base della sua integrità. L’incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza.
Che ne siamo o no coscienti, non c’è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di NON essere noi stessi, e non c’è nulla che ci dia più orgoglio o felicità di pensare, sentire e dire quel che è nostro. Ciò implica che quello che importa è l’attività in quanto tale, il processo e non il risultato.
Se l’individuo realizza il suo io mediante l’attività spontanea, e in questo modo si mette in RAPPORTO CON IL MONDO, cessa di essere un atomo isolato; sia lui che diventano parti di un tutto organico; egli occupa il suo GIUSTO POSTO, e così i dubbi su se stesso e sul significato della vita; quando egli riesce a vivere non in modo coatto, né da un automa, ma spontaneamente, essi scompaiono.
Ha coscienza di sé come un individuo attivo e creativo e riconosce che c’è un solo significato della vita: L’ATTO STESSO DI VIVERE.
Gli individui che fanno propria la modalità di vita dell’avere, godono della sicurezza ma sono per forza di cose insicuri. Dipendono da ciò che hanno come denaro, aspetto fisico, potere, beni, in altre parole in qualcosa che E’ AL DI FUORI di loro. Ma che ne è di loro se perdono ciò che hanno? Se quindi sono ciò che ho e ciò che ho è perduto, chi sono io?
Erich Fromm