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PENSIERI SULLA FELICITà

 

Il Sentiero di Anna

 

Ho imparato a temere di essere troppo felice, quando scoprii che la felicità mi emarginava. La finta esaltazione che scorreva nella mia famiglia quando ero bambina, euforia mista poi a grandi colate di disperazione mal camuffata, lasciava poco spazio alla me felice che di natura istintiva sarei stata.

Ci ho messo tanto a capire che tararmi a una tinta intermedia tendente al grigio scuro, e adeguarmi per osmosi alla maggioranza, sarebbe stato il passo che più mi assicurava la vicinanza di chi amavo. Se stavo male, se avevo la febbre, se c’era qualcosa che non andava, si sarebbero occupati ancora di me. Inoltre sarei stata vicino alla loro tristezza, che mal celata dalle frenesia rapida, traspirava da ogni poro.

 

L’abbandono tanto temuto, sviscerato in tutte le salse nei miei percorsi interiori, lo sto approfondendo, attraversando, sentendo in modo più acuto sempre anche da adulta. Sarà sempre un mio tema e tanto vale non lottarci più contro. Ora che vedo sempre più chiaro, capisco che l’abbandono che mi ferisce è quello del non essere capita e che il bivio da scegliere è sempre stato tra l’essere felice e l’essere sola, o essere triste ma appartenere a tutti gli altri, non essere lasciata in disparte, essere permeata pure io di quella “droga pesante” chiamata tristezza, di cui vedevo intrise anche le pareti.

 

Per anni ho scelto l’essere come loro, lamentosi e vittime di chissà quali eventi ineluttabili, e mi sono abituata in un attimo a pretendere sempre di meno, ad abbassare gli entusiasmi, i sorrisi, a rimanere in ascolto e pormi tristemente come specchio riflesso malinconico, così tanto da dimenticarmi potesse essere diverso. Così ora che in questi ultimi anni, in cui invece i miei occhi hanno iniziato a spalancarsi sulla vita e la gioia, hanno tolto patine e patine di velo, e scorgono un modo di vivere diverso, ecco che torna quel bivio lancinante più chiaro che mai: ma se vedi ancora qualcuno che soffre puoi raccontargli la tua felicità? Vuoi che la veda veramente o tenterai sentendoti in colpa, di sminuirla?


Ho iniziato allora a farlo e tagliare a pezzi ogni sorriso spontaneo, ancora mi pare di doverlo fare adesso in modo automatico: vergognarmi di essere felice.

 

 

Essere felici diviene una colpa se L’altro, chi ami, che anche ti ha generato sta male e non può esserlo?
Quando ero bambina non ero cosciente di questo processo e in un attimo ho scelto, e scelsi di non sopportare la colpa.


Essere felice era pericoloso.

 

 

La felicità è stata un tabù e qualcosa da nascondere, per anni è stato semplice perché non sapevo nemmeno io dove stesse. Ora sto imparando a provare ad accoglierla, perché in me da qualche parte, esiste il diritto alla felicità.

 

Ho riflettuto tanto, e penso che se noi ci raccontiamo che la vogliamo, che vorremmo essere felici per davvero, interroghiamoci su quali resistenze interiori impediscono il suo raggiungimento, su quali equilibri giungerebbe il cambiamento, che argini spaccherebbe e il prezzo che richiederebbe. La colpa. L’invidia spesso. Il lasciare indietro chi come nelle tossicodipendenze si sente tradito e lasciato, perché il dolore sembra avvicini, mentre la felicità invece no.. e questa è la sofferenza più grande che ostacola spesso anche solo il volerci provare, la felicità spesso si prova ma non si riesce a distribuire e a condividere come si vorrebbe.

 

Ovvio non per tutti, questa è la mia storia … e questo penso mentre sciolgo ancora un poco i nodi del mio passato permettendomi di sorridere, piangere allo stesso tempo, e lasciare andare.

 

Anna Elisa Albanese 

 

 

 

 

 

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2 risposte

  1. H sempre inseguito la felicità, sfiorata,raggiunta,persa…forse perchè il primo ricordo dell’infanzia era di sofferenza,(mia madre che non stava bene),,ho sempre vissuto con gli altri e da solo amato,rifiutato e non capito allo stesso tempo,,tutto sbilanciato verso il sofferto rapporto con le persone ..eros e thanatos ..amore o distruzione…l’esaltazione e la vulnerabilità…..con la paura di non essere capito.forse la felicità che ancora cerco è essere libero da questo sottile gioco di accettazione/rifiuto …ora che ho accolto le mie ombre ,i miei eccessi le mie luci,e mi guardo nel profondo senza timore……coraggio e paura ..e la magia di trasformarle a cuor contento

  2. Grazie per questa sincera descrizione della tua crescita. Lo hai fatto senza rancore, senza recriminare. Hai descritto il mio sentire. Anch’io ho decido di essere felice, di consentirmi la gioia, la speranza. Nonostante loro. Li amo, ma non recitero’ più per accontentarli. Se questo mi allontana, così deve essere. Hanno scelto di rimanere fermi , in una visione della vita a loro nota, non importa se causa ed effetto di sofferenza. Sono finalmente una persona serena, presente a se stessa, libera di scegliere e di sbagliare per conto proprio. In cammino. Un abbraccio

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