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PIOGGIA

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Ora –

Il senso di tutto a volte mi sfugge.
Mi trovo qui e piove. Piove così tanto che le gocce è come se mi entrassero nei capelli e nella testa, perché è così facile entrare ora dentro di me.
Ascolto suoni impercettibili, vibro di costellazioni che gli altri non vedono.
Vorrei librarmi in volo a volte per la felicità che sento, come vorrei scalza calpestare ghiaccio quando scendo giù dal mio volo. E poco riesco ad alzarmi. Poco riesco a distinguere nell’oscurità di un presagio. Nel silenzio notturno del mio essere sola con me stessa.
Vorrei distinguere ora.
Vorrei scompormi in tanti pezzettini così infinitesimi ed impercettibili da potersi spargere nell’universo e nella terra nuova di primavera.
Vorrei avere mille giorni e mille aprili per essere in ognuno una donna diversa e ricordarli come gocce leggere. Non mi basto ora. E’ troppo poco questo tempo che mi scivola addosso, e la vibrazione che mi manda l’aria adesso è così sottile e delicata che non so come fare per afferrarla.

So che è impossibile. Il tempo mi scorre addosso, ed io vorrei mangiare questo quieto tumulto.

Sono divisa in tante me stessa, in ogni momento sono un’altra persona, e faccio fatica a tenere insieme i pezzi di me che vagano come impazziti. Scopro che c’è una profondità infinita, un eterno mare che si agita nel mio animo, ed ho scoperto che non è mai stata mia intenzione renderlo calmo. L’ho scoperto ora, dopo che tanto credevo di aver lottato per essere ammaestrata alla pace.

Davvero la pace non l’ho mai cercata. Ho solo voluto sangue, e notte, e grida e abissi.

La pace la voglio a sprazzi su di me, quando sono nelle mie strade in sella al motorino, libera di essere, libera di sentire note, libera di correre via, e scappare sempre più lontano.
La pace è nella mia fuga. La pace è nel mio silenzio.

La pace è nel mio scrivere.
Tutto il resto è guerra, passione negli occhi, incoerenza, stupore, dolcezza.

Vivo senza più paure adesso. Come se stessi precipitando in quel burrone tanto temuto; quel terribile buco nero di cui non si vede mai il fondo, e mai lo si potrà vedere, nemmeno spalancando gli occhi, nemmeno cercandolo con le mani aperte, e nemmeno gridando aiuto.
Quel buco così nero del non sapere domani, del non sapere chi e come e se ci sarà ancora.
Del non sapere mai.

Cadendo ora, lasciando il mio corpo arreso al peso insopportabile della gravità, spirito divino, notte senza stelle, pioggia di antichi dolori, magia degli istanti, sul mio viso ora vero, posso finalmente piangere e ridere nello stesso momento perché ho innalzato dolore e gioia al medesimo scalino, e posso lasciare che tutto scorra e passi attraverso di me, lasciandolo entrare in me come io fossi solo una porta. Su cui nulla si debba mai fermare.

Perché tutto è così veloce. La pioggia ora ha smesso di scendere ed io forse ne ho sentito l’odore, ma anche questo tra poco sarà già passato.

 

Anna Elisa Albanese 
Toro Asc. Scorpione, Nettuno in I Casa 
Diari, Aprile 2006

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